Governo locale e legalità

Legalità. Clemente, direttore Uif Banca d’Italia: “Più partecipazione delle Pa nell’antiriciclaggio”/ foto

Il direttore dell’autorità di intelligence durante la Settimana della Legalità illustra la normativa del 2017 che chiede a Pa e altri soggetti di inviare segnalazioni di comportamenti sospetti

“Mentre lo Stato imponeva obblighi e sanzioni in materia di antiriciclaggio per imprese private e banche, la pubblica amministrazione è stata in questi anni completamente assente nel contrasto a tale fenomeno, anche se le norme esistevano già dal 1991”. Sono le parole di Claudio Clemente, direttore dell’Uif –Unità d’informazione finanziaria per l’Italia– della Banca d’Italia, autorità autonoma di intelligence che si occupa di raccogliere le comunicazioni sulle operazioni sospette legate al riciclaggio e riportarle alle autorità investigative. Il direttore è intervenuto nel secondo incontro sulla Settimana della legalità organizzata da Assemblea legislativa e Regione Emilia-Romagna dedicato alla Rete per l’integrità e la trasparenza.

Clemente ha spiegato al pubblico la riforma normativa del 2017 che rafforza l’impegno delle Pa nella cultura dell’antiriciclaggio – un sistema che si è rivelato negli anni un’arma potentissima contro i traffici che gravano sulla nostra economia. La normativa ha introdotto nuovi soggetti obbligati a segnalare all’Uif anomalie: tra questi, intermediari, consulenti finanziari e operatori non finanziari come exchanger di valute virtuali. Le Pa, invece, rispetto alla normativa del 1991 (che però nel settore pubblico non è stata mai, nei fatti, applicata) risulterebbero alleggerite da sanzioni, ma con nuovi obblighi come quello di avviare una valutazione del rischio, di comunicare all’Uif le operazioni sospette e di formare il personale. Grazie a ciò, la partecipazione è diventata più attiva.

Spiega Clemente: “Si registra un trend di forte crescita sul tema della prevenzione e si può anche dire che tutti gli operatori sono stati reattivi visto che le segnalazioni sono aumentate da 49 mila nel 2011 a 98 mila nel 2018. L’89 per cento delle segnalazioni arriva da intermediari finanziari, il 4,9 per cento da professionisti e il 6 per cento da altri soggetti obbligati – continua Clemente – e c’è sempre più corrispondenza tra sos ricevuti e analizzati”. E anche la collaborazione delle Pa- anche grazie alla riforma- sembra essere aumentata. Basti pensare che se nel 2014 le comunicazioni erano 18, nel 2017 sono salite a 70. E l’Emilia-Romagna è la quarta regione più attiva, dopo Piemonte, Lombardia e Campania. Ma c’è ancora molto da fare. “E’ importante che la pubblica amministrazione collabori perché tutta la mole di dati che acquisisce è una base informativa preziosa per individuare condotte sospette-. sottolinea Clemente – Gli uffici che si occupano di appalti, concessioni e autorizzazioni, affidamento di lavori, o che concedono erogazioni di sovvenzioni e contributi possono scegliere di vedere e segnalare anomalie, per aiutare a combattere tutti quei fenomeni che alterano la nostra economia e fanno morire le imprese locali”.

(Francesca Mezzadri)

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