Ambiente e territorio

Affitti brevi: il centrosinistra promuove la legge, il centrodestra la respinge

Ribadite le differenze tra maggioranza e minoranza. Simona Larghetti (Avs): “Vogliamo la regolazione a vantaggio dell’interesse comune senza voler punire nessuno”. Francesco Sassone (FdI): “Il progetto è totalmente sbagliato e basato sull’assenza di dati”

Il centrosinistra promuove il provvedimento perché norma un tema come quello degli affitti brevi, evitandone le ricadute negative sui territori. Il centrodestra lo boccia perché non risolve l’emergenza casa, ma potrebbe minare il diritto alla proprietà privata. Chiare e nette le posizioni di maggioranza e minoranza sul progetto di legge “affitti brevi” emerse nel corso della commissione Territorio e Ambiente presieduta da Paolo Burani.

Il dibattito 

Priamo Bocchi (FdI) ha rimarcato: “Le audizioni sono state utili per fare emergere diverse criticità. Una delle accuse arrivate, che condivido, è il fatto che questa sia una legge ideologica, che non risolve i problemi ma rischia di crearne perché, limitando la disponibilità di un bene personale, potrebbe dare adito a ricorsi. Abbiamo sentito qualche sindacato evocare addirittura l’esproprio per finalità pubbliche. E’ condivisibile il timore sulla retroattività della legge e, a tal fine, è stato già annunciato un nostro emendamento. Più in generale, c’è timore di un impoverimento dell’offerta turistica. Nel parmense, ad esempio, gli affitti brevi sono utili per i parenti dei pazienti ricoverati che arrivano da fuori regione, oppure sono usati per motivi di lavoro e per la partecipazione alle fiere. E, anche a guardare i numeri, in Emilia-Romagna gli affitti brevi incidono poco più dell’1% sul patrimonio immobiliare. Più che di una legge di questo tipo, servono incentivi agli affitti lunghi e tutele per i proprietari che non sono certo degli speculatori”.

“Durante le audizioni, ho ascoltato interventi di persone che avevano il problema di difendersi da questa norma, che può ledere il loro diritto ad utilizzare la casa per affitti brevi, che sono consentiti dalla legge a fronte di adempimenti fiscali e amministrativi – afferma Elena Ugolini (Rete civica) -. E’ pur vero che c’è bisogno di un lavoro capillare per aumentare la disponibilità di case a costi accessibili, ma mi chiedo se questo sia davvero lo strumento giusto. Questa legge non giova alle famiglie che cercano casa, penalizza i piccoli proprietari senza toccare le multinazionali. E c’è il tema della sentenza del Consiglio di Stato che ha stabilito che i Comuni non hanno potere di imporre limiti sull’uso della proprietà”. Ugolini invita alla riflessione anche sul fatto che a Bologna gli appartamenti sfitti sono tra le 13mila e le 16mila unità e la prima causa di tale situazione è il timore della morosità degli inquilini.

Per Fausto Gianella (FdI) “non deve essere il privato a risolvere i problemi del pubblico. L’accesso alla casa è un problema ma si sta cercando di risolverlo con una legge regionale che ruota attorno a case private. Il pubblico ha fallito e chiede al privato di risolvere il problema: è sbagliato come principio. Vivo in una zona, il Ferrarese, dove la popolazione cala ma rimangono le case vuote. Nessuno affitta per non avere problemi con gli affittuari ed è la prova che gli affitti brevi non sono la causa della mancanza di alloggi. Servono regole certe che tutelino i proprietari a rientrare in possesso delle proprie abitazioni quando lo desiderano. Fra l’altro, dando carta bianca ai Comuni si rischia di creare disequilibri tra aree anche limitrofe. Noto poi una doppia morale: qualche giorno fa a Monticelli (frazione del Comune di Mesola, Ferrara) una donna con due figli è stata sfrattata perché la proprietà avrebbe espresso il desiderio di realizzare un centro per migranti e non ho sentito dichiarazioni di solidarietà da parte della sinistra”.

Alberto Ferrero (FdI) ha sottolineato: “Questo progetto di legge si propone di affrontare due ordini di problemi, uno turistico e uno abitativo. Ma la questione turistica deve essere affrontata attraverso una revisione della legge 16, che deve recepire i cambiamenti del turismo in questi anni. E se mancano alloggi non si può colpire chi ha un immobile e non vuole darlo in affitto lungo. Attualmente a Ravenna sono in essere 470 procedure di sfratto e nel 2024 sono stati emessi più di 200 sfratti per morosità. Sempre a Ravenna c’è stata una levata di scudi da sindaco e Provincia sui canoni concordati per un adeguamento del 10% a fronte di un’inflazione al 20%. Se mancano alloggi non si può colpire il privato con manovre ideologiche per far sì che il privato vada a colmare carenze che il pubblico ha accumulato negli anni. Una legge come questa avrebbe effetti irrisori per gli alloggi a uso residenziale”.

Per Francesca Lucchi (Pd) “gli affitti brevi sono un tema da affrontare come testimoniato dall’azione del governo, quindi anche noi facciamo benissimo ad affrontare questo ambito. Noi proponiamo un intervento rispetto ad una tematica in grande espansione. Nel 2015 erano oltre 5 mila gli annunci presenti sulla piattaforma Air B&B, nel 2024 sono diventati oltre 18 mila con una disponibilità di posti letto aumentata di oltre 43 mila unità. Se si continuerà con questo trend, quindi, avremo un grosso problema perché se non si governa il settore rischiamo di modificare il modello turistico alla pari del tessuto urbanistico e di composizione delle nostre società, quindi è più che corretto un intervento urbanistico per poter agire in ambito pianificatorio, poi chiaramente attueremo tutta una serie di correttivi per rendere più chiaro il testo proposto in prima battuta”.

Per Vincenzo Paldino (Civici con de Pascale) “è un dato di fatto che gli affitti brevi siano esplosi in modo considerevole: è accaduto sulla Riviera, a Bologna e nelle maggiori città d’arte”. “Da un lato ampliano l’offerta turistica – prosegue -, ma dall’altro riducono la disponibilità di alloggi in locazione a lungo termine: e i costi degli affitti, anche in relazione a questo, aumentano. La mancanza di certezze economiche e la mancanza di alloggi a prezzo calmierato rappresentano un ostacolo per le giovani coppie, rende tortuoso il percorso di costruzione di una famiglia ed è un problema anche per le persone single. Regolamentare gli affitti brevi non è un’iniziativa di destra o di sinistra, ma un’iniziativa di buon senso. Condivido la logica di delegare ai Comuni l’individuazione delle aree nelle quali limitare o incentivare la locazione breve, perché le esigenze di un Comune montano sono diverse da quelle di un’area urbana”.

Luca Sabattini (Pd) ha sottolineato: “Riconoscendo che le norme generali possono mettere in difficoltà territori con peculiarità molto diverse, non si possono paragonare aree come il basso Ferrarese con grandi città come Bologna pensando che l’applicazione possa essere la medesima. Se no si rischia di usare casi particolari in mancanza di motivazioni politiche concrete. Questa legge non cambierà le sorti delle politiche abitative della nostra regione ed è abbastanza singolare pensare che la risoluzione delle politiche abitative possa arrivare da una politica regionale quando è stato azzerato il fondo affitto nazionale. Bisogna inoltre tenere conto dell’elemento fiscale perché in base all’uso delle abitazioni ci sono rendite diverse. Con questa legge, chi ha la potestà di pianificare il territorio avrà la possibilità di programmare gli usi delle nostre città, dando usi urbanistici definiti”.

Per Lorenzo Casadei (M5s) “bisogna ricordare che la ‘gentrificazione’ incide sull’identità delle nostre città. Nei grandi centri rischiamo di trovare zone tutte uguali, con il turismo di massa che cambia i connotati dei territori. La proprietà privata è sacrosanta ma ci sono esigenze sociali e pubbliche che bisogna rispettare. A tal riguardo, per gestire il fenomeno, sono stati chiesti interventi da tutte le Regioni e da tutti i Comuni, di destra e di sinistra, perché c’è qualcosa che non va, sia per l’emergenza abitativa sia per gli affitti brevi. Il tema degli affitti brevi non è stato un boom spalmato su 50 anni ma c’è stato un cambio repentino che le città non sono state in grado di reggere. Con strumenti adeguati il fenomeno si può governare, programmando si possono stabilire gli usi degli immobili in determinate aree e sulla base di questa pianificazione si programmano anche i servizi. Non può esserci anarchia dell’utilizzo della proprietà privata. Vero che c’è una crisi abitativa e su questo occorre creare una rete che aiuti le persone in difficoltà ma non è il tema di questa legge”.

Anna Fornili (Pd) ha chiarito che “questa legge non ha pretese eccedenti l’ambito degli affitti brevi e non va assolutamente a colpire coloro che affittano porzioni del proprio immobile, così come non vuole entrare nell’ambito delle politiche abitative, ambito per cui è in elaborazione un piano casa che seguirà il proprio iter”. Per Fornili, poi, le politiche urbanistiche non dipendono dal volere del Sindaco, bensì sono pianificate dai tecnici dell’ufficio di piano urbanistico che applicano le complesse normative esistenti. “Il nostro intervento sugli affitti brevi è quindi più che lecito e dopo le audizioni interverremo per migliorare il testo, ma il modus operandi è quello della pianificazione urbanistica che per sua natura opera per evitare qualunque squilibrio nei nostri territori”.

Anche Alice Parma (Pd) interviene per difendere la bontà dell’intervento urbanistico. “Per chi ha amministrato un comune, questo intervento è assolutamente normale, del tutto simile a quanto è accaduto quando ci fu il boom dei grandi centri commerciali e outlet che doveva compenetrarsi con la necessità di tutelare le botteghe storiche e gli esercizi di vicinato”. Per Parma, infine, l’intervento che si propone di normare un fenomeno in espansione ma dai confini ancora un po’ sfumati. “L’intervento urbanistico -conclude Parma- è quindi assolutamente lecito, cos’ come il governo nazionale ha inteso attivarsi attraverso una sua specifica competenza che è quella fiscale”.

Secondo Paolo Calvano (Pd) “nel corso dell’udienza conoscitiva, in diversi hanno chiesto di regolare questo nuovo mercato, e di farlo nel miglior modo possibile, fornendo suggerimenti”. “E’ palese che ci sia un mercato nuovo e in forte crescita che necessita di essere regolato e noi vogliamo farlo in modo innovativo – prosegue -. Non siamo solo noi a pensarlo, ma lo stesso governo che ha deciso di innalzare la tassazione sugli affitti brevi dal 21% al 26%. Mentre il governo tassa, noi regoliamo. E, sia chiaro, regolare non vuol dire vietare: vogliamo fare in modo che ci sia un’adeguata distribuzione di queste locazioni. La legge incentiva, anzi, gli affitti brevi in quei territori interni affinché diventino più appetibili. Non nascondiamo che, nel mettere in campo questa norma, ci sentiamo un po’ soli, totalmente abbandonati dal governo nazionale”.

I relatori

La relatrice di maggioranza Simona Larghetti (Avs) ha contestato la critica sulla mancanza di dati su cui si fonderebbe la proposta di legge. “In questi giorni ARTER ha diffuso il primo studio organico sugli affitti brevi turistici in Emilia-Romagna, dove ci si riferisce a dati che tutti noi avevamo già e che dicono chiaramente di un settore che negli ultimi sette anni ha fatto registrare una crescita del 304% per un totale di 1,7 milioni di notti prenotate sulle piattaforme che dominano il settore. Nessuna nicchia, quindi, ma la fotografia di un ambito imprenditoriale sempre più strutturato e professionalizzato. Ecco perché la proposta di legge non tocca minimamente chi affitta parti dell’immobile in cui risiede, ma si vuole andare a regolare un ambito che attualmente riguarda il 72% di tutte le offerte di affitti brevi”.

Larghetti poi rifiuta la lettura del centrodestra secondo cui gli affitti concordati non sarebbero competitivi “perché già oggi trovare casa nei nostri centri storici è pratica oltremodo impossibile a causa di questa nuova destinazione d’uso e ciò è testimoniato dal sensibile aumento degli sfratti per fine locazione. Così come chiesto da tutti gli stakeholder auditi, noi vogliamo fornire un patrimonio di regole chiare per questo settore e la regolazione urbanistica è un primo livello di intervento”.

Per la relatrice di maggioranza e tutta la maggioranza di centrosinistra, la legge si propone di garantire la coesione sociale e per questo dobbiamo evitare che interi condomini e zone delle nostre città si trasformino in hotel, come richiesto non solo da chi è senza casa, ma anche dagli stessi imprenditori turistici”.

Per contro, il relatore di minoranza Francesco Sassone (FdI) ribadisce la netta contrarietà nei confronti di “una legge inutile, confusa, senza dati chiari con cui tentare di governare un fenomeno e che denota una tendenza ideologica a colpire proprietà privata e libertà di iniziativa economica”. Per il consigliere non solo è sbagliata l’idea di normare un fenomeno economico attraverso lo strumento urbanistico ma, “se questa si accompagna ad un passaggio totalmente ambiguo sulla retroattività del testo, tanto che noi proporremo la totale soppressione di questa parte, allora sembra chiaro il vero intento punitivo e discriminatorio di questa legge che non porterà alcun beneficio alle politiche per la casa”. Per Francesco Sassone, inoltre, “la farraginosità del testo e i tanti rimandi ideologici porteranno ad una quasi certa impugnativa del governo nazionale esattamente come accaduto per testi similari di Toscana e altre regioni”.

“Ciò che invece ha fatto il governo nazionale, con l’introduzione del Codice identificativo nazionale è stato utile, perché ha fatto emergere il sommerso”, va avanti Sassone che ha evidenziato, infine, come la Regione Lombardia sia intervenuta con un approccio completamente diverso, integrando la norma nazionale con adempimenti regionali e comunali e stabilendo i criteri per individuare il numero dei posti letto.

L’assessore Giovanni Paglia

L’assessore alle Politiche abitative Giovanni Paglia, chiudendo i lavori, ha risposto alle sollecitazioni emerse durante il dibattito sottolineando che “definire un quadro chiaro è responsabilità del legislatore regionale. Giusto diversificare dal punto di vista fiscale, come ha fatto il Ministro Giorgetti, chi ha un unico alloggio da chi ha più abitazioni da affittare. Non possiamo non considerare, però, che alcuni Comuni ci segnalano la difficoltà di molti lavoratori a trovare alloggi. Basta pensare agli ospedali regionali dove, a fronte dei tanti bed&breakfast esistenti, si registra una cronica impossibilità per i sanitari nel trovare un alloggio per sé e per le proprie famiglie. Per quanto riguarda gli aiuti alle famiglie e un piano casa degno di questo nome, bisognerebbe che questa Assemblea inserisse una mozione unitaria al governo nazionale per invitarlo ad assumersi le sue responsabilità. Sono certo che tutte le forze politiche vorranno partecipare a questa iniziativa”.

(Brigida Miranda, Lucia Paci, Luca Boccaletti)

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