Un rimborso di 22.000 euro chiesto a un cittadino dall’Inps è stato annullato dopo l’intervento del Difensore civico dell’Emilia-Romagna, Gianluca Gardini. L’Inps sosteneva di aver commesso un errore nel calcolare l’ammontare della pensione (circa 700 euro mensili) e quindi disponeva il recupero delle somme in eccesso versate dal 2011 al 2016. Per il cittadino si prospettava il rischio di dover restituire 22.000 euro entro trenta giorni e in un’unica soluzione.
Dagli accertamenti compiuti è emerso che il cittadino aveva sempre comunicato correttamente la propria posizione reddituale all’Inps, non commettendo alcun tipo di errore o negligenza. Così, dopo un’attenta analisi del quadro normativo vigente, il Difensore civico ha deciso di intervenire, chiedendo a Inps di annullare la richiesta di rimborso.
Questo perché, in base alle normativa in vigore, “la richiesta di restituzione dell’indebito pensionistico- ha riferito il Difensore civico- è esclusa nei casi in cui l’errore non sia addebitabile al pensionato”. In altri termini, ha aggiunto Gardini, “la restituzione delle somme deve avvenire solo quando l’indebito si sia prodotto a causa di un comportamento doloso dell’interessato”.
Nel caso di specie, ha poi rimarcato Gardini, “occorre inoltre tenere conto di quanto stabilisce l’articolo 13, comma 1, della legge 412/1991, secondo cui: ‘L’omessa od incompleta segnalazione da parte del pensionato di fatti incidenti su diritto o sulla misura della pensione goduta, che non siano già conosciuti dall’ente competente, consente la ripetibilità delle somme indebitamente percepite’. Nella fattispecie Inps era a conoscenza di tutte le informazioni reddituali del cittadino, e quindi l’errore di calcolo dell’assegno pensionistico era riconducibile esclusivamente al suo operato”.
Il Garante ha inoltre riferito che “nel caso in cui intervengano variazioni nell’ammontare dell’assegno pensionistico, rese necessarie da rettifiche del cittadino o da ricalcolo da parte dell’ente previdenziale, Inps deve provvedere al recupero delle somme eccedenti già erogate entro l’anno successivo all’anno di presentazione della dichiarazione dei redditi e non oltre”.
Per questi motivi, grazie anche alla collaborazione dell’Inps, che ha aderito alla richiesta del Difensore civico dell’Emilia Romagna, il pensionato ha ottenuto l’annullamento del provvedimento di rimborso, scongiurando il pericolo di dover reperire i 22.000 euro e versarli entro un termine brevissimo.
(Cristian Casali)