Quanti sono i beni mobili e immobili sequestrati alle mafie, in Emilia Romagna, dal 2010 a oggi, e quanti ne sono stati successivamente riassegnati a Comuni, enti locali e associazioni?
Sono queste le domande rivolte dal Gruppo della Lega nord alla Giunta regionale in un’interrogazione (primo firmatario Alan Fabbri), in cui si fa riferimento alla legge regionale “che promuove la legalità e la semplificazione nel settore delle costruzioni, sia a committenza pubblica che privata (legge regionale 11 del 2010)” e ai protocolli siglati, in seguito, con alcune Prefetture: il primo, sui controlli antimafia, per estendere i controlli a tutti gli appalti e i subappalti di servizi e forniture considerati “sensibili”, il secondo per estendere all’edilizia privata la verifica antimafia.
Nel 2011, inoltre,- si legge ancora nel testo- “è stata varata la legge 3 per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose e per la diffusione della cultura della legalità, con obiettivo il potenziamento dell’attività di controllo e vigilanza sugli appalti. Tra gli obiettivi il contrasto ai fenomeni di usura e la creazione di una ‘white list’ aperta con i nomi delle imprese edili che operano con criteri di legalità”.
“Il 6 maggio 2014, infine, la Regione- scrivono i consiglieri- ha varato una legge per regolare i settori dell’autotrasporto e del facchinaggio, uno strumento utile per prevenirne i rischi e contrastare gli effetti delle infiltrazioni della criminalità organizzata”.
Un “punto considerato importante e qualificante” dall’esecutivo regionale – evidenziano infine gli esponenti della Lega – “è quello relativo alla velocizzazione delle procedure burocratiche per l’utilizzo dei beni sequestrati alle mafie e immediatamente riassegnati a Comuni, enti locali, ecc. e, per facilitare il recupero a uso sociale di tali beni, la Regione ha creato uno sportello per fornire assistenza e informazioni, inoltre eroga contributi per cofinanziare gli interventi di restauro, risanamento e riutilizzo”. (AC)