Sanità e welfare

Minori. In audizione Abram dell’Aiaf: il tribunale minorile si potrebbe superare a favore della giustizia civile

In questo tipo di strutture, ha aggiunto riferendosi anche alle vicende di Bibbiano, “l’istruttoria è affidata ai giudici onorari, figure formate per altre discipline (non giuridiche)”

In audizione in Commissione speciale d’inchiesta circa il sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna, presieduta da Giuseppe Boschini, la presidente dell’Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e per i minori (Aiaf) dell’Emilia-Romagna, Daniela Abram.

L’Aiaf è un’associazione di rappresentanza e di categoria senza fini di lucro, attiva sull’intero territorio nazionale, aperta all’adesione di avvocati che operano nel settore del diritto di famiglia e minorile.

Abram ha risposto ai consiglieri Massimiliano Pompignoli (Lega), Andrea Galli (Fi), Michele Facci (Fdi) e Raffaella Sensoli (Cinquestelle), oltre al presidente Boschini, che hanno chiesto un approfondimento sul procedimento processuale e in particolare sulle prerogative dei difensori e sulla formazione della prova, anche rispetto alla documentazione prodotta dai servizi sociali. Marco Pettazzoni (Lega) e Fabio Callori (Fdi) hanno invece sollecitato un focus sulla gestione del tribunale minorile regionale (chiedendo anche se le criticità presenti nella struttura abbiano avuto dei riflessi sull’inchiesta reggiana) e sul ruolo dei giudici onorari. Silvia Prodi (Misto) ha invece chiesto informazioni sul ruolo del curatore dei minori, anche Paolo Calvano (Pd) si è soffermato sull’importanza di garantire e tutelare, in questi percorsi, il minore.

Abram ha spiegato che sui minori possono agire tre processi, tre riti diversi: quello penale minorile, quello civile familiare e quello proprio del tribunale per i minorenni. Quest’ultimo, ha rimarcato, “è scarsamente ritualizzato, a forma libera”. La relatrice ha poi spiegato che il tribunale minorile (in Emilia-Romagna esiste una sola struttura a Bologna) “rappresenta una bizzarria italiana: si potrebbe superare a favore della giustizia civile familiare (non una struttura specializzata ma giudici specializzati), riducendo quindi gli sprechi di risorse”. In questo tipo di strutture, ha aggiunto riferendosi anche alle vicende di Bibbiano, “l’istruttoria è affidata ai giudici onorari, figure formate per altre discipline (non giuridiche)”. Sul procedimento giudiziario ha rimarcato “l’opportunità di generare le prove nello stesso processo”, ribadendo “l’importanza del contraddittorio”, con il coinvolgimento anche dei familiari del minore, cosa che attualmente avviene ma solo nella parte del procedimento che porta al Decreto definitivo di allontanamento. Evidenziata quindi la necessità, in particolare nella fase dell’audizione del minore, di garantire adeguatamente le parti coinvolte: “L’avvocato non è un imbroglione, ti offre un pezzo di verità, ovviamente di parte”. Relativamente alle relazioni dei servizi sociali utilizzate nei procedimenti ha parlato di “prove atipiche”. Infine, ha riferito dell’importanza del ruolo del curatore del minore, figura “che andrebbe potenziata”.

(Cristian Casali)

Sanità e welfare