Sanità e welfare

In commissione Minori la presidente Cismai: “Siamo una società scientifica, non c’è scritto da nessuna parte che insistiamo per trovare l’abuso”

Soavi è intervenuta sui rapporti tra l’organizzazione e le persone coinvolte nell’inchiesta reggiana

Al centro Gloria Soavi (Cismai)

Ascoltata in commissione assembleare speciale d’inchiesta sul sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna, presieduta da Giuseppe Boschini, la presidente del Cismai (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia), Gloria Soavi.

“A Reggio Emilia qualcosa non ha funzionato ma non so che cosa, ci aspettiamo che la magistratura faccia chiarezza. Dai media numerose affermazioni non veritiere e gravi inesattezze che hanno coinvolto la nostra organizzazione. E’ stata messa in dubbio la nostra attività scientifica riconosciuta, alla pari di altre realtà, dallo stesso Stato italiano. Non ci possono essere imputate responsabilità se qualcuno, a livello personale, commette degli illeciti. La nostra attività consta nel garantire formazione professionale e nella veicolazione dei più importanti studi internazionali sulla questione. I comuni della val d’Enza- ha proseguito Soavi- si erano associati al Cismai nel 2016 e sono stati sospesi appena saputo dell’indagine, mentre il centro Hansel e Gretel è stato iscritto dal 2008 al 2014 e dal 2016 al 2017. Sono poi stati allontanati, non c’erano interessi reciproci”.

Soavi ha risposto alle domande dei consiglieri Fabio Callori e Michele Facci di Fratelli d’Italia, che hanno chiesto chiarezza sui rapporti che il Cismai intratteneva con i responsabili dei fatti di Bibbiano. I due politici hanno poi richiesto “informazioni sui contenuti della Dichiarazione di consenso del Cismai, in particolare nella parte sugli indicatori di abuso (cui avrebbe fatto riferimento il cosiddetto ‘metodo Foti’), rispetto a quanto affermano la carta di Noto e le linee guida nazionali del Sinpia (Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza)”.

La presidente del Cismai, rilevando che l’organo è dal 2017 a tutti gli effetti una società scientifica riconosciuta dal ministero della Salute, ha ribadito che “non esiste un metodo, con basi scientifiche, riconducibile alla figura di Foti, come non esiste un metodo Cismai, noi ci limitiamo a dare delle indicazioni, riferendoci a documenti scientifici anche internazionali, per orientare il professionista nel campo, particolarmente vasto, del maltrattamento sui minori”. Riteniamo, ha poi rimarcato, “attendibili i contenuti della carta di Noto, peraltro non difformi da quanto diciamo anche noi”. Relativamente agli indicatori, ha quindi sottolineato, “non c’è scritto da nessuna parte che insistiamo per trovare l’abuso. Al contrario affermiamo, come indicato chiaramente nella Dichiarazione di consenso, che non bisogna mai suggestionare i bambini né in senso positivo né in senso negativo, perché non basta un indicatore per fare una diagnosi di abuso. Al bambino- ha precisato Soavi- deve essere comunque garantito il sostegno e l’accompagnamento psicologico, come affermato anche nelle convenzioni internazionali. Il nostro lavoro si concentra nell’ascolto e sostegno al minore da un punto di vista sanitario, la Carta di noto è prevalentemente un documento di orientamento di tipo forense.”.

La presidente Cismai ha poi lamentato l’assenza di linea guida nazionali sulla materia (con carattere di obbligatorietà). “E’ giusto – ha spiegato – dotarsi di uno strumento nazionale, in Italia siamo particolarmente indietro su questo tema, mancano dati nazionali adeguati”. Infine, ha rimarcato l’importanza del tema della prevenzione. Bisogna “lavorare sul rischio, arrivare prima che succedano le cose, collaborare con le famiglie, fare attenzione ai campanelli d’allarme”.

Anche Igor Taruffi di Sinistra italiana ha ribadito “la necessità di arrivare a linee chiare e univoche, certificate dal ministero”, sottolineando, peraltro, che “le linee di indirizzo adottate in Emilia-Romagna non contrastano, in alcun modo, con quanto affermato dalla comunità scientifica”.

Sulla stessa linea Silvia Prodi (Misto), che ha auspicato “un confronto aperto a livello nazionale”.

(Cristian Casali)

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