Governo locale e legalità

L’Assemblea legislativa osserva un minuto di silenzio in ricordo di tutte le vittime della violenza politica

Il presidente Fabbri: “L’Emilia-Romagna ha nel suo DNA un impegno collettivo: dire no alla violenza, perché la violenza è la negazione della politica”

Un minuto di silenzio per ricordare tutte le vittime della violenza politica e per opporsi al clima d’odio che avvelena il dibattito pubblico.

Dopo i drammatici episodi di questa estate che negli Stati Uniti hanno portato alla morte l’attivista politico Charlie Kirk, ucciso lo scorso 10 settembre alla Utah Valley University e la deputata Melissa Hortman, assassinata assieme al marito nella sua casa il 14 giugno 2025, l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha deciso di prendere posizione contro la violenza politica che purtroppo si traduce spesso nella barbarie dell’omicidio.

Accogliendo la richiesta partita dai consiglieri del centrodestra, nel suo intervento il presidente Maurizio Fabbri ha sottolineato di averne colto un richiamo importante: quello di condannare fermamente ogni violenza, trasformando così un gesto simbolico in un’occasione di coscienza collettiva.

“La violenza politica sta raggiungendo livelli pericolosi” ha commentato il presidente dell’Assemblea. “Le recenti uccisioni riaprono una ferita profonda negli Stati Uniti e non solo. Questi drammatici episodi hanno radici comuni: l’esasperazione del dibattito pubblico, la retorica che trasforma l’avversario in un nemico, l’odio e il razzismo che scorrono nelle community digitali fino a farsi arma nelle mani di chi sceglie la violenza”.

Il presidente ha ricordato come questo problema riguardi anche l’Europa, teatro di attentati e omicidi politici in tempi recenti, mentre in Medio Oriente il giornalismo stesso è divenuto bersaglio mortale, come dimostrano i reporter assassinati a Gaza.

La storia italiana e quella della Regione Emilia-Romagna non è immune purtroppo dall’odio che diventa morte, dalla strage fascista alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 fino agli omicidi di Marco Biagi e Roberto Ruffilli per mano delle Nuove Brigate Rosse. Per questo è fondamentale, ha spiegato Fabbri, la risposta compatta delle istituzioni democratiche.

“In Emilia-Romagna, queste ferite hanno lasciato segni profondi, ma non ci hanno piegato” ha concluso Fabbri. “La nostra terra ha conosciuto le stragi nazifasciste che hanno colpito i civili, ha visto famiglie distrutte dal terrorismo nero e rosso, ha pianto vittime innocenti nelle strade e nelle piazze. Eppure, ogni volta, le istituzioni e i cittadini di questa Regione hanno sempre saputo reagire scegliendo di rafforzare la nostra cultura democratica. L’Emilia-Romagna ha nel suo DNA un impegno collettivo: dire no alla violenza, sempre”.

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