“Quali garanzie intende mettere in campo la Regione Emilia-Romagna per far sì che Rom e Sinti contribuiscano con un canone di occupazione al mantenimento delle microaree, considerata l’esperienza non esattamente virtuosa delle microaree modenesi”. A chiederlo, in una interrogazione alla Giunta, sono Galeazzo Bignami (primo firmatario) ed Enrico Aimi, consiglieri di Fi.
“Di recente- sottolineano i due consiglieri- la Regione Emilia-Romagna ha approvato un bando di un milione di euro, rivolto ai Comuni e alle Unioni, per la realizzazione di progetti abitativi alternativi alle aree sosta di grandi dimensioni in attuazione della Legge regionale 11/2015 sull’inclusione sociale di Rom e Sinti: in particolare, il bando mira a incentivare i Comuni affinché ricerchino soluzioni insediative durevoli quali le microaree familiari”. Le microaree familiari, specificano, “non rappresentino la soluzione ideale per risolvere il problema dell’integrazione di Rom e Sinti: di fatto, nonostante la presenza di soli 2.700 Rom e Sinti sul territorio regionale, per il 95% di nazionalità italiana e per i quali il nomadismo rappresenta una caratteristica residuale, la Regione va a favorire politiche abitative ad hoc che vanno in deroga alle più comuni norme urbanistiche”. Il nuovo bando, proseguono, “costringe di fatto gli enti locali a cofinanziare, con cifre piuttosto cospicue, la realizzazione di quelli che verosimilmente diverranno nuovi campi nomadi, forse più piccoli, ma caratterizzati da una maggiore frammentazione”.
L’esperienza delle microaree modenesi avviata nel 2007, proseguono gli esponenti di Fi, “non sembra aver avuto risultati particolarmente brillanti: a oggi risultano in essere nel comune di Modena 16 microaree che accolgono 74 famiglie. Il Comune di Modena ammette che i problemi sono relativi alla gestione autonoma delle aree, all’igiene e alla manutenzione delle stesse, nonché a numerose situazioni di morosità rispetto al pagamento delle utenze. Tali aree, inoltre, essendo classificate come ‘servizi’ non sono soggette a tassazione. Permangono, inoltre, problemi di sovraffollamento e situazioni di conflittualità con il vicinato”.
Bignami e Aimi, nel ricordare che la spesa complessiva per i campi nomadi dal 1989 a oggi sostenuta dalla Regione Emilia-Romagna si aggira sui 10 milioni di euro, chiedono alla Giunta “se ha quantificato il costo a carico dei Comuni per trasformare gli attuali campi nomadi in microaree” e, nel caso in cui dovesse verificarsi sul territorio regionale una proliferazione di tali microaree, “se vi è il rischio di un aumento della tensione sociale in comuni che già da anni soffrono per la presenza delle aree sosta”.
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it/attivita-legislativa)
(cr)