Sanità e welfare

NOMADI. PROGETTO DI LEGGE INCLUSIONE ROM-SINTI, CONFRONTO IN AULA: “SOLUZIONI CONCRETE E RISPETTO DELLE REGOLE” – “ATTO BUONISTA, PROBLEMI SPALMATI SUL TERRITORIO”

Nette le differenze fra favorevoli (la maggioranza, Pd e Sel) e contrari (Ln, Fi, Fdi). Il M5s non chiude al provvedimento

“Si individuano soluzioni in grado di emancipare queste comunità, nel rispetto delle regole”. “E’ solo una legge buonista e populista, che porterà solo a spalmare i problemi sul territorio regionale”. Il progetto di legge della Giunta sull’inclusione sociale di Rom e Sinti divide l’Assemblea legislativa. Il dibattito in Aula evidenzia nette differenze fra favorevoli (la maggioranza, Pd e Sel) e contrari (Ln, Fi, Fdi), con il M5s che non chiude al provvedimento.

Il dibattito in Aula
Da Silvia Prodi (Pd) è venuta una dettagliata ricognizione sulle cifre che descrivono la realtà di Rom e Sinti, sottolineando, in particolare, che “l’aspettativa di vita è inferiore di 10 anni rispetto alla media della popolazione, e che sono pressoché inesistenti le possibilità di arrivare a un diploma di scuola superiore o a una laurea”. Perciò, “servono soluzioni in grado di favorire l’emancipazione di queste comunità, nel rispetto delle loro tradizioni”. Uno degli obiettivi di questa legge regionale “trova conferma nell’esperienza di Reggio Emilia, dove vive la più numerosa comunità Sinti dell’Emilia-Romagna (circa 850 persone), e si è assistito al progressivo espandersi di alloggiamenti di piccoli nuclei su aree private”.

Da Igor Taruffi (Sel) è venuta la denuncia “di come alcune forze politiche fomentino odio, in una specie di campagna elettorale permanente, mentre altre provino a governare i problemi e a risolverli. Parole inaccettabili- ha detto- sono state pronunciate anche in questa Aula”. Eppure ci si trova di fronte “a numeri esigui: circa 2.700 persone, lo 0,06% della popolazione regionale, nella quasi totalità cittadini italiani”. Questa legge si accosta al problema “con serietà e pragmatismo, ed è importante la clausola valutativa per verificarne le effettive conseguenze. È noto che quando ci sono problemi, una delle prime dinamiche che si innescano è la guerra fra poveri, la ricerca di un nemico, di un capro espiatorio; perciò si punta ad agire affinché le persone conducano una vita dignitosa”.

Oltre a rivendicare i miglioramenti al testo di Giunta scaturiti dal confronto in commissione, per Giulia Gibertoni (M5s) occorre “sfuggire a un dibattito appiattito sul passato o sul presente. C’è chi si limita a guardare al passato di discriminazioni e violenze nei confronti di popolazioni un tempo nomadi, con i sensi di colpa di un Occidente che le ha sempre prevaricate; e c’è chi si limita a guardare la cronaca nera del cortile di casa, dove si evidenziano solo gli aspetti negativi e le illegalità di queste presenze”. Quel che serve “è la costruzione di un nuovo patto civico, che punti sulla legalità e l’inclusione possibile. Nessuna legge, tuttavia, può dare la certezza del successo, e sarà decisivo verificare gli effetti della nuova normativa”.

“Non sono bastati seicento anni perché si concretizzasse un’effettiva integrazione delle comunità Rom e Sinti”, ha detto Alan Fabbri (Ln), “e quella che va in approvazione è una legge che serve a poter dire di avere fatto qualcosa rispondendo alla forte sollecitazione dell’iniziativa politica sviluppata dalla Lega”. Ma si tratta di una legge “populista e buonista, assai poco realistica, a dispetto del buonsenso e dei cittadini che pagano le tasse”. L’ipotesi delle micro-aree “non farà che spalmare i problemi su tutto il territorio regionale, danneggiando gravemente quei cittadini che avranno la sfortuna di abitare accanto a queste micro-aree”.

Per Galeazzo Bignami (Fi) si doveva partire da “un ribaltamento della prospettiva: i campi nomadi non devono esistere, il problema non è averli grandi, medi o piccoli. Sarebbe questa la logica conseguenza di un assioma, quello per cui non esistono diritti senza doveri. È fin troppo evidente che queste persone non hanno la minima intenzione di includersi e preferiscono godere di benefici (acqua, gas, luce, casa) pagati da altri”. “Se sono nomadi- ha aggiunto- vanno collocati in aree temporanee, per non più di 10-15 giorni, dopodiché tornino a nomadare. E invece questa legge non fa il minimo passo vanti sul terreno dei doveri di Rom e Sinti”. Del resto, “la Regione non è nemmeno in grado di sapere quanto i Comuni hanno speso e spendono”, e la nuova legge “non fa che confortare gli interessi della cooperazione rossa, che nel nome dell’assistenza trae ricavi dalle risorse pubbliche”.

Fabio Rainieri (Ln) ha ricordato come nel corso dell’audizione in commissione, “il capo dei Sinti di Modena abbia detto che molti di loro impazzirebbero a vivere nelle case di cemento. L’integrazione è un’illusione, la Lega non dice che Rom e Sinti sono il male del mondo, ma che se vogliono restare in questo Paese devono accettare e rispettare tutte le regole”. “Al contrario, si scopre che erano nomadi quelli arrestati per atti di sciacallaggio dopo la tromba d’aria in Veneto”. Con “questa legge si vuole mantenere la rendita di posizione delle cooperative che si occupano di assistenza e integrazione”.

Tommaso Foti (Fdi) ha letto un verbale del Consiglio delle autonomie locali (Cal), evidenziando come sulla proposta della Giunta regionale “vi fossero forti perplessità anche nel Pd”, e ha citato “l’astensione del presidente della Provincia di Piacenza”. A parere del consigliere, “questo provvedimento è frettoloso e truffaldino, vuole dare l’idea di abolire i campi nomadi e in realtà li moltiplica. Mancando il coraggio di porre fine all’esperienza dei campi nomadi, si scarica sui Comuni la assai problematica attuazione delle nuove norme, rimuovendo il fatto che i sindaci già oggi emettono ordinanze impossibili da applicare e persino da notificare”. 

Gualmini: “Alleati coi Comuni, possibili interventi mirati e sostenibili”
In sede di replica, la vicepresidente della Giunta con delega alle politiche sociali, Elisabetta Gualmini, ha ricordato le numerose raccomandazioni di Onu e Ue “perché i singoli Stati sviluppino azioni positive nei confronti delle minoranze etniche. Questa Regione oggi riconosce che ci sono tradizioni e identità culturali diverse dalla nostra, ma non devono creare danno alla comunità”. La Regione vuole essere “alleata dei Comuni, in prima linea nella gestione del problema, e lo fa con una procedura snella, che consentirà interventi mirati e sostenibili”. “È una legge- ha aggiunto- che va oltre la questione abitativa, e si prefigge obiettivi sulla scuola, contro l’abbandono scolastico, che non fa regali e anzi avanza un patto per la piena responsabilizzazione delle comunità Rom e Sinti”. Inoltre, “non si ha paura di affermare che si chiude una pagina lunga 25 anni, quella in cui si è seguito l’approccio dei finanziamenti a pioggia, con una spesa nell’ordine dei 10 milioni di euro di soli finanziamenti regionali”.

(rg) 

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