Parità, diritti e partecipazione

Carlo Lucarelli in commissione Parità: Oltre 200 mila euro per le vittime di reati. La violenza sulle donne è al primo posto

Spiccano Reggio Emilia per casi di violenza sui bambini e Rimini per fatti di cronaca molto violenti, come l’aggressione con l’acido a Gessica Notaro e l’aggressione in spiaggia alla coppia polacca. Mumolo (Pd) suggerisce supporto legale accanto a quello economico

Carlo Lucarelli
Roberta Mori

Ventotto casi analizzati, ventisette accolti e 201 mila euro erogati. Sono questi i dati della fondazione emiliano-romagnola per le vittime di reati, presentati dal presidente Carlo Lucarelli e dalla direttrice Elena Buccoliero in commissione Parità, presieduta da Roberta Mori. Le 27 richieste di aiuto riguardano violenze verso le donne (dieci istanze), quattro casi di violenza di genere, sei reati di violenza su minori e sette richieste di aiuto in seguito a gravi reati, di cui tre per omicidio. Nel dettaglio, dei 201 mila euro erogati oltre la metà riguardano la violenza sulle donne (72.500 per violenza subìta da partner o ex, 35 mila euro per violenza subìta da conoscenti o sconosciuti), il 21% riguarda violenza sui minori (41.500 euro), e il 27,67% (quindi 52 mila euro) riguardano omicidi o gravi lesioni.

Guardando le singole province, nel 2017 sono state due le istanze finanziate a Piacenza, a Parma, a Modena e a Bologna, tre a Ferrara, nove a Reggio Emilia, cinque a Rimini e solo una a Ravenna e a Forlì-Cesena. “Spiccano Reggio Emilia -ha sottolineato Buccoliero – per casi di violenza sui bambini e Rimini per fatti di cronaca molto violenti, come l’aggressione con l’acido a Gessica Notaro e quella in spiaggia alla coppia polacca” della scorsa estate.

Alla violenza di genere è stato dedicato il 36 per cento dei fondi del 2017 e per ogni istanza è stata erogata una somma variabile tra i 5 mila e i 12.500 euro. La fondazione ha

Francesca Marchetti

finanziato dieci richieste di aiuto e sono stati tutti casi di violenza domestica. Le istanze venivano da Reggio Emilia (tre) Bologna (una), Modena (una), Piacenza (due) e una soltanto per quanto riguarda le province di Ferrara, Forlì-Cesena e Rimini. Per quanto riguarda i femminicidi, i casi registrati in Emilia-Romagna nel 2016 sono stati 12 o 13, a cui si aggiungono quattro uccisioni nel 2017.

Per quanto riguarda i minori, le sei istanze accolte riguardano, in un caso, maltrattamenti fisici reiterati e, in cinque casi, violenza sessuale. La provincia più coinvolta è Reggio Emilia (si contano quattro casi) mentre solo un caso riguarda Modena e Ravenna.

“Guidando questa fondazione – ha detto Lucarelli – ho la sensazione di fare una cosa buona. Cerchiamo di dare un sostegno e un aiuto tempestivo: un concetto, questo, molto emiliano-romagnolo. Esiste una rete di supporto, fatta di volontari e assistenti sociali, che funziona nella nostra regione”. Inoltre: “Se dovessimo stare alle richieste di una maggior sicurezza, dovremmo mettere le telecamere soprattutto dentro casa e in camera da letto”. Poi l’esempio: “Abbiamo stanziato dei fondi per una ragazza vittima di stalking e che ne è vittima da quando è ragazzina. L’uomo è stato denunciato e arrestato, ma ogni volta che esce dal carcere ricomincia. La donna ora è costretta a espatriare. Dal mio punto di vista questo è un fallimento. Io guido la fondazione con l’idea che chi pensa all’Emilia-Romagna pensi a una regione bella, non a una regione da cui scappare”.

Enrico Campedelli

Enrico Campedelli (Pd) ha sottolineato come “la fondazione spesso trova risposte prima delle istituzioni e dà un sostegno importante, visto che spesso per i minori (e non solo) le ricadute psicologiche non sono poche. Vero che ci sono i servizi sociali, ma non sempre il pubblico riesce a

Antonio Mumolo

scendere così nel particolare come fa questa fondazione”. Da Francesca Marchetti, anche lei consigliera del Partito democratico, è arrivata la richiesta “di collaborare con la commissione Cultura per portare avanti un concetto importante, da diffondere sempre di più anche nelle scuole: la comunità e le istituzioni non lasciano sole le vittime dei reati”. E la dem Barbara Lori ha ricordato i suoi anni da sindaco, quando “ho dovuto affrontare la tragedia di un ragazzino che uccise un’amica. Con il senno di poi abbiamo sentito la mancanza di una rete che potesse aiutarci a dare risposte tempestive, perché l’omicida aveva una sorella che andava alle elementari e anche i titoli sui giornali andavano presidiati”.

E se il vicepresidente della commissione Antonio Mumolo ha chiesto “se ci sia anche la volontà di offrire un sostegno legale e di tutela giuridica”, la presidente Mori ha sottolineato come “tutti noi siamo a disposizione perché l’attività della fondazione sia sempre più efficace”.

(Margherita Giacchi)

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