Introdurre nel nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima azioni puntuali di contrasto alle discriminazioni di genere sul lavoro, di rafforzamento della qualità dell’occupazione femminile, di potenziamento delle infrastrutture sociali per la conciliazione, per l’autonomia e per l’inserimento lavorativo delle donne con differenti abilità. A chiederlo è una risoluzione presentata di gruppi Pd e Er-Coraggiosa con primo firmatario il consigliere Federico Alessandro Amico (ER Coraggiosa) e Roberta Mori (Pd) che fa il punto sulla situazione del lavoro femminile e delle pari opportunità nella società emiliano-romagnola. Il documento cita i rapporti dell’Onu, il lavoro fatto recentemente dall’Assessorato per le Pari Opportunità e rileva come, nel tempo della pandemia da Coronavirus, il prezzo maggiore lo stanno pagando proprio le donne. Sia a livello occupazionale, sia a livello famigliare. Le attività che durante il lockdown per Covid-19 sono state sospese sono quelle che coinvolgono prevalentemente le donne (60,9%): sanità, istruzione, servizi sociali, ristorazione, servizi collettivi e personali, assistenza. E -spiegano i consiglieri proponenti- Il ricorso alla cassa integrazione in deroga ha riguardato per il 61,4% il lavoro femminile e per il 58% le stesse donne hanno fatto ricorso allo smart working, contro il 23% maschile, anche per fronteggiare meglio il rischio di contagio relativo alla professione esercitata”. Da qui la risoluzione per impegnare la Giunta “ad assumere e promuovere l’assunzione del bilancio di genere come strumento di pianificazione e misurazione dell’impatto di genere nelle politiche di programmazione di tutti i livelli istituzionali e come strumento di monitoraggio dell’efficacia delle singole azioni previste nel Patto per il lavoro e per il clima; a utilizzare le risorse del Recovery Fund anche per favorire la formazione e l’occupabilità femminile, contrastare il Gender Pay Gap, potenziare la rete dei servizi alle persone, promuovere forme innovative di smart working e lavoro agile; a monitorare lo sviluppo delle forme innovative di smart working e lavoro agile, affinché non diventino ostativi ai percorsi di carriera e miglioramento professionale delle donne nei contesti lavorativi di riferimento”. Nelle richieste all’amministrazione regionale c’è anche quella “di sostenere e investire sulle iniziative e sulle progettualità di contrasto agli stereotipi di genere, avvicinamento delle ragazze alle materie Stem (le discipline tecnico-scientifiche), anche attraverso bandi; di monitorare, in collaborazione con la Consigliera regionale di parità, organizzazioni sindacali, direzioni del lavoro e tutti i soggetti coinvolti, le discriminazioni e le molestie sul lavoro; a costituire un Fondo regionale per l’imprenditoria femminile fin dal 2021 e favorire l’accesso al credito di professioniste e imprenditrici; di individuare agevolazioni e premialità per le aziende che praticano le pari opportunità nella propria organizzazione e promuovono l’inserimento lavorativo di donne in carico a percorsi assistiti di uscita dalla violenza e di incentivare azioni di contrasto alla povertà estrema attraverso progetti di reinserimento lavorativo per le donne in estremo disagio sociale”. La risoluzione è stata sottoscritta anche da Igor Taruffi, Andrea Costa, Marcella Zappaterra, Lia Montalti e Stefano Caliandro. ”