Più risorse dal governo per i centri antiviolenza. 658mila euro, per l’esattezza, che verranno utilizzati per aiutare le donne nel loro percorso verso l’autonomia abitativa ed economica. Ad annunciare le risorse in arrivo è l’assessora Barbara Lori, ai consiglieri della commissione Parità presieduta da Federico Alessandro Amico. Fin dai primi mesi dell’emergenza – ha spiegato Lori – abbiamo sostenuto i centri antiviolenza e di accoglienza per le donne, informando anche su nuove modalità di accesso, dalle mail a whatsapp. I dati che ci ha fornito l’osservatorio in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che cade il 25 novembre, mostrano, anche nel periodo del lockdown, un incremento delle richieste di aiuto da parte delle donne, che per motivi differenti, comunque riconducibili alla costrizione vissuta, sono state costrette a vivere con coniugi o compagni che in alcuni casi erano i maltrattanti”. I finanziamenti già stanziati sono stati assegnati ai centri antiviolenza e alle case rifugio per la loro attività di funzionamento, ora sono in arrivo questi nuovi fondi che permetteranno di fare un lavoro mirato a favore delle donne in uscita da percorsi di violenza”. Dunque, “le vittime avranno una serie di aiuti, a partire da voucher a percorsi personalizzati di autonomia”. Soddisfazione da Roberta Mori del Partito democratico “per i tempi brevi in cui arrivano risorse significative” ma soprattutto perché “è molto importante che i progetti diventino un’affermazione culturale, non solo per le donne ma per tutti. Credo anche, però, che non sia sufficiente una singola azione, una delibera o un bando, ma di concerto tutti gli assessorati devono lavorare per contrastare la violenza, dobbiamo essere tutti pronti a dare una mano, compresi noi consiglieri”. Simone Pelloni, consigliere della Lega e vicepresidente della commissione, ha rimarcato come “la fase più dolorosa sia l’uscita dai percorsi con i centri antiviolenza, quindi sarebbe importante garantire una sistemazione alle donne. Per questo, i Comuni che dispongono di alloggi sicuri e protetti e di case popolari sfitte dovrebbero recuperarli e metterli a disposizione delle donne che ricominciano a vivere in maniera autonoma nella società. E la Regione dovrebbe prevedere dei fondi per i Comuni che riconvertono gli alloggi”. E da Mori arriva la conferma che “già nella legge 6 del 2014 c’è un sostegno per comuni che decidano di utilizzare alloggi e abitazioni sfitti per favorire donne e bambini soggetti a violenza”. Valentina Stragliati, consigliera della Lega, ha chiesto informazioni sulla situazione delle donne che risultano positive al Covid ma vivono in centri antiviolenza o in strutture di accoglienza e necessitano di un periodo di quarantena: “Diversi sindaci – ha spiegatp – hanno detto di avere difficoltà a gestire donne che vengono trovate positive al Covid ma sono sottoposte anche al dispositivo di allontanamento dalla casafamiliare. Vorrei sapere se sono previsti protocolli con le Ausl o, in caso contrario, se non sia il caso di attivarli”. L’assessora Lori ha precisato che “non abbiamo stilato protocolli, ma ci siamo confrontati con Comuni e centri antiviolenza, arrivando a un accordo informale anche dopo aver parlato con le prefetture e il coordinamento della protezione civile. Per ora non sono state segnalate situazioni così numerose da trovare soluzioni ufficiali, ma siamo pronti a trovare rimedi e farci carico della situazione”. ”