Parità, diritti e partecipazione

Informazione, inclusione, scuola e sanità: le richieste delle associazioni LGBTQIA+ per un’Emilia-Romagna dei diritti

La commissione ha fatto il bilancio a sei anni dall’approvazione della legge regionale contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale. Le posizioni delle forze politiche

Una campagna di comunicazione regionale sul tema dei diritti, fare ripartire l’osservatorio regionale, campagne di sensibilizzazione nelle scuole, interventi per ridurrei tempi d’attesa nella sanità, politiche di inclusione per le persone trans, garantire forme di sicurezza alle persone. Ovvero l’impegno di tutta la comunità regionale per confermare l’Emilia-Romagna come terra dei diritti.

A sei anni dall’approvazione, la commissione Parità presieduta da Elena Carletti, ha fatto il bilancio sull’applicazione della legge regionale n. 15 del 2019 contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, ascoltando il parere delle associazioni impegnate sul tema.

A fare gli onori di casa la presidente Carletti che ricorda la risoluzione di solidarietà al Cassero a seguito di alcuni episodi di minacce e violenze, approvata nei mesi scorsi dall’Assemblea legislativa. Da quel documento, spiega Carletti, “è nata poi l’esigenza di un confronto in commissione e di una audizione più ampia sulle attività delle associazioni LGBTQIA+, come occasione per intraprendere insieme un percorso sul contrasto alle discriminazioni”.

Giovanni Rosa, presidente di Komos APS, illustra l’attività dell’associazione da lui presieduta “che promuove la conoscenza della musica e fornisce una rappresentanza musicale alla comunità LGBTQIA+”. “Il canto corale è una pratica artistica e sociale allo stesso tempo – ha detto -, ma anche una forma di protesta e di attivismo attraverso la celebrazione della musica condivisa. Attraverso i canti corali e di gruppo vengono veicolate le istanze e le richieste della comunità LGBTQIA+ che, in un contesto sicuro e aperto, fa sentire la propria voce, nella consapevolezza che il cambiamento nella società non può avvenire senza un cambiamento culturale”.

Elena D’Epiro, coordinatrice Centro Anti Discriminazioni Ottavo Colore Parma, parla dell’importanza dei centri antidiscriminazione e delle case rifugio, dislocate su tutto il territorio dell’Emilia-Romagna. “Oggi questi presìdi sorgono in tutte le province della regione, garantendo una presenza capillare sui territori – ha affermato -. Il programma si avvale di associazioni e professionisti che in concreto devono affrontare il tema della tutela”. D’Epiro ha portato l’esempio delle discriminazioni sul lavoro subite dalle persone LGBTQIA+: in casi come questo “il nostro legale affianca quello del sindacato, creando una sinergia e lavorando in modo multidisciplinare. I centri antidiscriminazione diventano così veri e propri presìdi sociali”.

Camilla Ranauro, presidente del Cassero LGBTQIA+ Center ricorda che “questo incontro nasce da una risoluzione sulla solidarietà, che abbiamo seguito con grande interesse, per i 4 attacchi che il Cassero ha subito di matrice fascista, tra cui il danneggiamento di uno striscione e un messaggio intimidatorio che ci invitava a lasciare lo spazio. Sono un campanello d’allarme che non possiamo ignorare, pensiamo alle minacce e agli insulti che le persone Lgbtqia+ subiscono. Nel 2019, è stata approvata la legge 15 contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere, oggi possiamo dire che questa legge regionale non ha piena attuazione: l’osservatorio regionale contro le discriminazioni è fermo dal 2021. Serve un vero e proprio tavolo di lavoro istituzionale su questi temi. Alla Regione chiediamo di impegnarsi in una campagna di informazione contro le discriminazioni di natura regionale, che tocchi tutte le città”.

Per Anita Garibaldi, consigliera del direttivo del Mit (Movimento Identità Trans) “bisogna risolvere i problemi legati alle diseguaglianze delle persone transessuali ancora oggi troppo discriminate, a partire dell’assegnazione di alloggi pubblici. Bisogna fare gli aggiornamenti normativi necessari per raggiungere questo risultato. Negli ultimi tre anni è aumentato il nostro lavoro nell’assistere le persone trans, in particolare le persone sudamericane molte delle quali in fuga da fenomeni criminali. Dobbiamo collaborare tutti per dare più dignità e più sicurezza”.

Alex De Nardi, consigliere del direttivo Gruppo Trans APS, si sofferma su un numero: l’87% delle persone trans dice di aver subito forme di discriminazione. “Dobbiamo superare questo problema e al contempo ridurre i tempi di attesa nella sanità e mettere in campo politiche per l’inclusione”, spiega.Per Michele Giarratano, co-coordinatore regionale di Famiglie Arcobaleno Emilia-Romagna “ci sono molte criticità in particolare sull’applicazione della legge 15 del 2019, sicuramente è una legge importante e va a colmare alcune lacune della legge nazionale, ma l’osservatorio non funziona e non è operativo. L’altra grande esigenza è la campagna di informazione regionale. Sull’adozione dei single è importante che si apra un tavolo o comunque si organizzino delle formazioni specifiche. Inoltre, un bimbo o una bimba che nascono all’estero con due madri devono avere un’adozione riconosciuta e agevolata. Fare dei tavoli di confronto contro ogni forma di discriminazione è altrettanto fondamentale”.

Francesco Donini, consigliere di direttivo di Arcigay Modena “Matthew Shepard” sottolinea che “la salute delle persone trans al di fuori di Bologna è molto difficile soprattutto per chi non può spostarsi, è complicato accedere a un servizio di consulto, penso ad esempio ai più giovani. A Modena ci sono liste di attesa di 8/9 mesi. Sarebbe importante attuare le buone pratiche su tutto il territorio. Inoltre, sarebbe interessante lanciare una campagna regionale che possa dare l’idea che la linea della Regione sia quella di tutela delle persone Lgbtqia+. Infine, la formazione nelle scuole è importante per dare attuazione a un lavoro culturale partendo dai più giovani”.

Antonella Parrocchetti, vice presidente Agedo Bologna, Giovanni Rosa, presidente Komos AP ricorda che “siamo genitori che hanno deciso di combattere per cambiare le cose. Oggi i genitori non si nascondono più hanno voglia di lottare per dei diritti fondamentali, perché le famiglie arcobaleno non sono dei delinquenti internazionali. I genitori sono sempre dalla parte dei propri figli, quando ci sono cose che non conoscono iniziano a ricercare. Informandoci sul tema diventiamo delle persone migliori, perché veniamo da ragionamenti binari e finalmente la nostra testa si allarga. In questi 40 anni ho visto cambiare tantissime cose, ma negli ultimi due anni ho visto arretrare delle cose”.

Le parole dei rappresentanti delle associazioni hanno dato il via a un dibattito tra i consiglieri regionali.

“Per la storia che è qui rappresentata noi abbiamo davanti un patrimonio di competenze prezioso, quando ho ascoltato queste voci ho pensato di essere di fronte alla parte migliore delle storie di questo Paese. Sono tutte esperienze fortemente criminalizzate, mi riferisco ad esempio all’Ungheria che ha vietato il Pride. Ringrazio i rappresentanti delle associazioni che lavorano sul territorio, spesso colmando vuoti istituzionali. Voglio ribadire che questa commissione ha la responsabilità non solo di vigilare ma farsi portatrice di iniziative”, spiega Simona Lembi (Pd).

Lorenzo Casadei (Movimento 5 stelle) sottolinea come “bisogna garantire la sicurezza delle persone e la percezione che hanno della propria sicurezza. Siamo solidali con il Cassero per le aggressioni subite: abbiamo confermato il principio che quel tipo di aggressioni non possono essere la normalità. Ringraziamo i rappresentanti delle associazioni per il loro lavoro e il contributo dato alla discussione”.

Simona Larghetti (Avs) concorda con la richiesta di impegni da parte della regione e conferma l’impegno dell’Emilia Romagna. Niccolò Bosi (Pd) ringrazia le associazioni intervenute per il contributo dato e conferma il lavoro di viale Aldo Moro.

“Sì tratta di temi molto importanti, ma eviterei strumentalizzazione ideologiche come dire che il governo Meloni mette a rischio i diritti delle persone o che nelle aree interne vivono persone con minori sensibilità di altre”, spiega Alessandro Aragona (FdI).

(Giorgia Tisselli, Brigida Miranda e Luca Molinari)

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