Parità, diritti e partecipazione

La ricerca: tv locali Emilia-Romagna, nessun caso di discriminazione di genere

In commissione Parità è stato presentato il bilancio delle attività collegate alla “Legge regionale contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”

Nel triennio 2021-2022 non c’è stata alcuna discriminazione di genere o legata a temi sessuali nelle tv locali dell’Emilia-Romagna. È quanto emerso da un monitoraggio svolto dal Corecom e dall’Assemblea legislativa all’interno delle attività previste dalla “Legge regionale contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere” approvata nel 2019.

Il bilancio delle attività legate alla legge è stato presentato dall’assessore alle Pari Opportunità Barbara Lori nel corso della commissione Parità presieduta da Federico Alessandro Amico: si tratta di 25 progetti e una ricerca.

“Questa è la prima analisi delle valutazioni della legge contro le discriminazioni ed è molto importante il lavoro che ha fatto la Regione, soprattutto per quanto riguarda l’attivazione dell’Osservatorio contro le discriminazioni di genere, del Tavolo di lavoro interdisciplinare e dall’attivazione di numerose collaborazione tra cui quella col Corecom”, spiega Lori.

I progetti spaziano dai temi del lavoro ai consultori, dalla scuola alla realizzazione di una Short list in cui sono iscritti 35 esperti di Diritto antidiscriminatorio. La ricerca, invece, ha riguardato le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere sul territorio regionale: da oltre mille questionari è emerso che il 20% denuncia minacce fisiche, il 50% minacce e insulti e l’80% calunnie. Le persone che si sentono discriminate in ambito lavorativo sono il 20%, una percentuale che cresce al 24,8%se si guarda a chi rinuncia a proporsi per un lavoro temendo di venire bullizzato o discriminato.

“Ringrazio tutti coloro che hanno dato seguito alla legge regionale contro le discriminazioni. Non era facile per via della necessità di avere una forte sensibilità sul tema. La legge vuole evitare di ragionare per compartimenti stagni, bisogna fare una sintesi della clausola valutativa per poterla discutere meglio anche fuori dalle istituzioni”, spiega Roberta Mori (Pd).

“Se siamo arrivati a questo punto è anche per il lavoro che tutti abbiamo fatto e che ci ha fatto prendere più consapevolezza dell’argomento. Dobbiamo puntare molto sull’educazione, sia affettiva sia sessuale, che deve diventare il prima possibile materia scolastica di insegnamento scolastica”, sottolinea Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle).

“La clausola valutativa e la discussione di oggi sono elementi da mettere a valore nel rispetto della legge contro le discriminazioni, sperando che siano stati colti gli aspetti a sostegno dell’inclusione e della cultura”, riassume il presidente Amico.

(Luca Molinari)

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