Ambiente e territorio

Pesca: settore sempre più rispettoso dell’ambiente; un problema le specie aliene

È quanto emerge dalla clausola valutativa della legge regionale 11 del 2012 sulla la tutela della fauna ittica e dell’ecosistema acquatico e per la disciplina della pesca, dell’acquacoltura e delle attività connesse nelle acque interne, discussa in commissione Cultura

La pratica della pesca è sempre meno impattante: gli ambiti di gestione denominati Zone a regime speciale di pesca nei quali è vietata la detenzione e l’asportazione di pesci autoctoni sono passati dalle poche unità di fine anni ’90 alle attuali 140 e anche la loro estensione chilometrica è aumentata. Le Aree di pesca regolamentata (Apr), istituite dalla Regione per coniugare la valorizzazione e la tutela di luoghi con la pratica della pesca sportiva come possibile volano di sviluppo economico e turistico, hanno prodotto risultati positivi. Non sono mancate le problematiche come la presenza sempre più rilevante di specie aliene e uccelli ittiofagi come aironi e cormorani e i periodi di siccità, cui si è ovviato con provvedimenti di divieto temporaneo di pesca. È quanto emerge dalla clausola valutativa della legge regionale 11 del 2012 sulla la tutela della fauna ittica e dell’ecosistema acquatico e per la disciplina della pesca, dell’acquacoltura e delle attività connesse nelle acque interne, discussa in commissione Cultura, lavoro e sport presieduta da Francesca Marchetti in seduta congiunta con la commissione Politiche economiche (presieduta da Manuela Rontini).

Un problema cogente resta quello legato all’anguilla: ormai da un decennio si è assistito a un aumento dei vincoli rispetto al prelievo. La pesca per la commercializzazione dell’anguilla è vietata fino al 30 giugno di quest’anno. La pesca sportiva dell’anguilla è vietata completamente. In collaborazione con le università di Bologna e Ferrara sono stati avviati monitoraggi specifici per cercare di inquadrare la situazione. Oltre a forme di coordinamento con le attività del settore di tutti i territori è stato rafforzato l’impegno della Regione con le quattro università pubbliche dell’Emilia-Romagna, in quanto hanno branche che si occupano di pesca in acque dolci.

La presidente Francesca Marchetti ha evidenziato l’opportunità per l’Emilia-Romagna di “aprire alla pesca cosiddetta in ciambella”.

Marco Fabbri (Partito democratico) ha sottolineato l’importanza della semplificazione per le licenze di pesca che ha portato a un crescente interesse per questo tipo di attività: è un segnale, dato che si è passati dalle 3mila tessere del 2019 alle oltre 20mila del 2021. In tema di anguilla e specie aliene come il granchio blu occorre che l’Unione europea si impegni in maniera più incisiva su aspetti come, ad esempio, le chiuse che impediscono la risalita e la pesca poco responsabile di piccole anguille praticata in altri paesi dell’Unione.

Michele Facci (Lega) ha criticato la mancanza di approfondimenti e dati in questa clausola valutativa: “Sarebbe interessante sapere, ad esempio, come è formata la popolazione dei pescatori. Anche rispetto all’importanza dell’associazionismo sarebbe opportuno capire come sono ripartite le realtà associative a livello territoriale. Ci aiuterebbe a portare contributi e conoscere meglio il territorio”.

Il responsabile regionale del settore, in risposta alle sollecitazioni dei consiglieri, ha spiegato che la pesca a salvagente per la legge si può svolgere in qualunque territorio che manifesta interesse. Per quanto riguarda il granchio blu, in tempi brevi si dovrebbe arrivare al consumo alimentare mentre sulla sollecitazione a fornire maggiori dati ha spiegato che verranno specificati nel Piano ittico regionale, che verrà presentato a breve.

(Lucia Paci)

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