Valorizzare e potenziare lo strumento dello smart working nella pubblica amministrazione: l’Assemblea legislativa approva risoluzione targata Silvia Zamboni di Europa verde (prima firmataria), Stefano Caliandro e Antonio Mumolo del Partito democratico”.
I due consiglieri, sul tema, sollecitano anche “un approfondimento nell’ambito del patto per il lavoro e per il clima”.
“Puntare – sottolinea Zamboni – con maggior decisione, come accade in quasi tutta Europa, sullo smart working nella pubblica amministrazione, passando dalla logica del controllo gerarchico a quella della responsabilità individuale tramite la definizione di obiettivi prestazionali e la misurazione dei risultati. Il ricorso al lavoro agile produce un aumento della produttività e contribuisce a migliorare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro (quindi adeguato anche per contrastare le dimissioni volontarie dal lavoro, a partire dalle donne con figli), è inoltre una pratica utile nell’ottica della sostenibilità ambientale”.
Il dato di chi lavora da casa vede l’Italia fanalino di coda rispetto ad altri paesi europei: dal 3,6 per cento del 2019 si è passati al 12,2 per cento del 2020, per scendere poi all’8,3 per cento nel 2021. Mentre nello stesso periodo la media Ue è passata dal 5,4 per cento del 2019 al 13,4 per cento nel 2021. Il calo maggiore nel 2021 si è registrato nella pubblica amministrazione e nelle piccole medie imprese.
“In Regione Emilia-Romagna, ente virtuoso, l’84,3 per cento dei dipendenti può usufruire del lavoro agile”, rimarca poi Zamboni.
Matteo Montevecchi (Lega) critico sui contenuti della risoluzione: “Nella risoluzione si celebra lo smart working, in modo acritico, una visione distorta che contestiamo”. Nella realtà, aggiunge, “servono limiti e regole precise, uno strumento che deve essere utilizzato sono in casi particolari (come, ad esempio, nella fase dell’emergenza sanitaria collegata al covid), con lo smart working si lavora di più con lo stesso stipendio, la casa diventa il luogo di lavoro, non c’è più una linea di demarcazione tra tempi di vita e tempi di lavoro”.
Replica al leghista da Stefano Caliandro: “I diritti dei lavoratori restano centrali, c’è la possibilità di slegare la prestazione lavorativa standardizzata dalla modalità di svolgimento della stessa prestazione, collegata all’obiettivo: il livello quantitativo si separa dall’aspetto della qualità lavorativa”.
Luca Sabattini (Partito democratico) descrive le caratteristiche dello smart working: “Lo smart working, rispetto al processo produttivo, guarda agli obiettivi, che devono essere misurabili, un strumento per gestire il tempo in modo autonomo, risponde a bisogni collegati alla qualità di vita”.
Per Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa) assieme allo smart working sono necessari altri strumenti: “Servono altri mezzi per favorire la conciliazione tra vita e lavoro, come ad esempio la settimana corta a parità di salario, così come il congedo parentale tra uomo e donna”. “La flessibilità che garantisce questo strumento – rimarca – contribuisce al ripopolamento delle aree montane e delle aree interne”.
(Cristian Casali)