Tassare meno chi rischia di più di restare senza lavoro “facendo coincidere la capacità contributiva (calcolata tenendo conto del rischio) con quella reale del contribuente”. È la proposta che arriva, attraverso un progetto di legge, da un consigliere del Gruppo misto che ha depositato la bozza normativa oggi. Due articoli con cui “si intende tassare i redditi in misura inversamente proporzionale al rischio di perderli”.
Un rischio che “verrebbe calcolato matematicamente in base alla percentuale di uscita (per esempio i dati Inps o Camera commercio) dalle varie categorie per motivi (come il licenziamento, le dimissioni, le cessazioni di attività) diversi da quelli naturali (come morte o pensione)”. Una proposta che per il consigliere ha “i seguenti vantaggi: rilancio economico determinato dall’aumento della domanda d’impresa nei settori a rischio grazie ad una tassazione più favorevole; meno lavoro precario; riduzione del costo del lavoro (disponibilità lavoratori a percepire lordi inferiori a parità di
netto); freno alla tanto temuta immigrazione “economica” (frutto della domanda interna di lavori umili la cui durata è limitata); valorizzazione del lavoro femminile (meno sicuro dal punto di vista della durata e quindi meno tassato); minor interesse per i lavori sicuri in quanto maggiormente
tassati e, infine, capacità contributiva rapportata all’intera vita dei contribuenti”.
(Andrea Perini)