Chiarire l’attuale quadro della mobilità sanitaria interregionale e i relativi effetti su capacità di cura e liste d’attesa in Emilia-Romagna. A chiederlo con un’interrogazione a risposta immediata in Aula è Lorenzo Casadei (M5s).
“Nei giorni scorsi il presidente de Pascale ha pubblicamente sottolineato che l’elevata domanda da fuori regione sta sovraccaricando il sistema e rende sempre più difficile garantire risposte tempestive ai cittadini emiliano-romagnoli. Per le regioni ad alta attrattività, come l’Emilia-Romagna – sottolinea il consigliere – i maggiori oneri connessi alla mobilità in entrata non risultano sempre integralmente coperti dalle attuali compensazioni interregionali e sarebbe opportuno prevedere, anche in sede di bilancio regionale e di Conferenza Stato-Regioni, meccanismi di riconoscimento dei costi effettivi con aggiornamento delle tariffe e strumenti perequativi nazionali”.
“L’afflusso extra‑regionale incide sulle liste d’attesa” afferma Casadei, che fa l’esempio dell’IRCCS Rizzoli di Bologna in cui circa il 55% delle prenotazioni è di non residenti, con prevalenza di prestazioni programmabili non solo di alta specialità ma anche di media‑bassa complessità.
Per il pentastellato il fenomeno del cosiddetto ‘turismo sanitario’ non riguarda solo l’Emilia‑Romagna e può generare squilibri di sistema e per questo chiede al governo regionale quale sia l’attuale quadro della mobilità sanitaria interregionale e i relativi effetti su capacità e liste d’attesa. Inoltre, vuole conoscere le iniziative che intende adottare “in sede di Conferenza Stato-Regioni e presso il governo per la salvaguardia dell’erogazione e della qualità dei servizi e delle prestazioni sanitarie”.
“I dati sulla mobilità sanitaria attiva in Emilia-Romagna sono motivo di grande orgoglio, – ha risposto l’assessore alla Politiche per la salute, Massimo Fabi -. Tuttavia questo fenomeno, in crescita dall’emergenza pandemica, causa difficoltà ai cittadini emiliano-romagnoli che hanno maggiori difficoltà a trovare posti disponibili. Non si tratta di un problema di equilibrio economico o finanziario, quanto organizzativo. La sanità non metterà mai un blocco a persone che vengono da altre regioni, ma dobbiamo governare quelli che possiamo definire flussi inappropriati, cioè quella mobilità sanitaria che potrebbe trovare una risposta altrettanto di qualità nella regione di provenienza del paziente, soprattutto riguardo alla bassa complessità. La soluzione non è alzare i muri, ma lavorare di squadra con le altre regioni”.
Casadei ha detto di ritenersi soddisfatto della risposta e ha aggiunto: “Come Movimento 5 Stelle stiamo promuovendo un patto nazionale su due fronti, con le Regioni e con il governo. Bisogna fare un accordo multilaterale per capire quali sono i flussi e governarli, e questo – sottolinea il consigliere – non lo può fare da sola l’Emilia-Romagna. Il governo non può ancora sotto-finanziare: la spesa del Fondo sanitario nazionale sul Pil sta scendendo sotto il 6 per cento contro una media Ocse del 7,1 per cento e questo non è possibile in un Paese che si definisce civile”.
(Giorgia Tisselli)



