Sanità e welfare

Question time Castaldini (FI): “Calo introiti Ausl da limitazioni mobilità sanitaria”/VIDEO

La consigliera fa notare come, venendo meno l’introito garantito dalla mobilità sanitaria a bassa complessità, si aggraverebbe il quadro già problematico del bilancio sanitario regionale. L’assessore Fabi: “Il rimborso non copre il costo sostenuto dall’Emilia-Romagna per via della differenza tra tariffe medie rispetto a quelli di altre Regioni con le quali proveremo a stipulare accordi per contenere il fenomeno”

La giunta renda noto a quanto ammonta, nell’ultimo triennio, il guadagno per le Aziende sanitarie derivato dalla mobilità sanitaria per interventi in bassa complessità e quanto ci si aspetta che diventi una volta entrata a regime la limitazione della mobilità sanitaria per interventi in bassa complessità. È il quesito posto da Valentina Castaldini (Forza Italia) con un’interrogazione a risposta immediata in Aula.

“Lo stesso presidente de Pascale – ha precisato la consigliera – ha dichiarato che la mobilità sanitaria in entrata non è più sostenibile per la nostra Regione. Le dichiarazioni hanno suscitato un ampio dibattito e l’idea che si è formata è che, soprattutto per garantire la permanenza dei professionisti sanitari, verrà limitata la mobilità passiva degli interventi a bassa complessità. Mentre gli interventi ad alta complessità sono generalmente ‘in perdita’ in quanto il rimborso garantito dalla delibera di giunta non copre la spesa realmente sostenuta dall’Azienda sanitaria, gli interventi a bassa complessità sono una fonte di guadagno poiché il costo è minore del rimborso ricevuto. Venendo meno l’introito garantito dalla mobilità sanitaria a bassa complessità si aggraverebbe il quadro già problematico del bilancio sanitario regionale, che nel bilancio preventivo 2025 segna un disavanzo di 985,9 milioni di euro”.

“C’è un aspetto che riguarda i professionisti in un sistema attrattivo come quello bolognese – ha proseguito la consigliera – ossia che i medici possono affrontare casi complessi e sfidanti. Se si riduce questa possibilità si frena la loro crescita. Da punto di vista economico serve un calcolo serio e rigoroso riguardante il guadagno delle Aziende sanitarie per interventi in bassa complessità che inevitabilmente diminuirà una volta entrata a regime la diminuzione della mobilità”.

Ha risposto l’assessore alla Sanità Massimo Fabi: “La nostra Regione è ai vertici in Italia per volumi di mobilità. Non è mai stata intenzione della giunta nascondere le difficoltà che sappiamo nascano prioritariamente per il sottofinanziamento cronico del fondo sanitario nazionale. I 2,4 miliardi aggiuntivi di finanziamento statale non dovrebbero essere vincolati perché ogni Regione ha utilizzi diversi e diritto di impiegare le risorse rispetto agli obiettivi di salute della propria popolazione. La mobilità non rappresenta una forma di guadagno per la sanità. Per le prestazioni erogate dalla sanità pubblica nel 2024, ci verranno riconosciuti 241 milioni di euro per mobilità a fronte di una spesa di 253 milioni. Della differenza di circa 12 milioni, 8 non sono imputabili alla bassa specialità. Il rimborso non copre il costo sostenuto dall’Emilia-Romagna per via della differenza tra tariffe medie rispetto a quelli di altre Regioni con le quali proveremo a stipulare accordi per contenere il fenomeno. Non ci saranno blocchi per i pazienti di altre regioni ma stabiliremo regole per evitare flussi impropri”.

La consigliera ha replicato: “Davvero il 17% di mobilità manda in crisi un sistema che dovrebbe essere resiliente? Si parla di risolvere i problemi della sanità regionale toccando solo il 3-5% dell’attività sanitaria di bassa complessità, che porta più ossigeno per le casse della Regione Emilia-Romagna. Credo ci sia un tema. Certi ospedali grazie a quella mobilità attiva raggiungono un pareggio. Dobbiamo ricentrare l’obiettivo politico con i tetti di mobilità. I grandi ospedali devono guardarsi dentro e fare passi avanti aiutandosi”.

(Lucia Paci)

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