“Chiarire l’assetto della rete di emergenza urgenza dell’Ausl di Parma e specificare se lo ritenga congruente con le linee guida nazionali”.
È Tommaso Fiazza (Lega) a porre il quesito alla giunta regionale con un question time in cui domanda anche “da quale normativa o fondamento scientifico si prenda spunto nell’organizzazione dei servizi di emergenza urgenza del territorio”.
Lamentando una risposta stranamente tardiva e scarsamente comprensibile arrivata nello scorso mese di ottobre a fronte di una richiesta di accesso agli atti presentata nel luglio 2025, il consigliere nota una evidente difformità rispetto al decreto ministeriale 70 del 2015 che definisce il fabbisogno di mezzi di soccorso avanzati sul territorio regionale con un equipaggio ogni 60 mila abitanti per una copertura territoriale non superiore ai 350 Kmq.
Dall’esame dei dati forniti dall’assessorato regionale, Fiazza rileva una dotazione di mezzi per il territorio di competenza dell’Ausl di Parma di “otto autovetture con medico a bordo, delle quali cinque operanti sull’arco delle 24 ore, due in notturna (20-8) e h24 su festivi e prefestivi, uno sull’arco delle 12 ore diurne e quindici mezzi con infermiere a bordo, dei quali uno operante h7 (8-15), sei operanti h12 (8-20), quattro operanti h12 (8-20) nei soli feriali e quattro operanti h24” e da ciò emergerebbe una difformità rispetto alle linee guida nazionali anche nella composizione del team del mezzo di soccorso avanzato (MSA) dove, invece della composizione medico+infermiere+autista, prevarrebbe il binomio infermiere+autista o medico+autista.
Analizzando quindi il numero delle auto mediche ed infermieristiche e i diversi turni predisposti, per il leghista è evidente come i bacini su cui operano ”sono di molto superiori ai parametri ministeriali, non consentendo il rispetto dei 20 minuti per gli interventi tempo dipendenti. “In particolare -specifica Fiazza- se di giorno i parametri, almeno per le auto infermieristiche, sono grossomodo rispettati, così non è per le auto mediche, che servono bacini ben più grandi perché coperti da più auto infermieristiche. La notte, poi il sistema salta interamente quando il numero di auto infermieristiche si riduce ed emergono i reali bacini di intervento delle auto mediche.
Dalla situazione rilevata, a cui si aggiungono anche i rilievi sull’accentuata privatizzazione del servizio e sul reperimento del personale medico attraverso convenzioni con associazioni di volontariato, croce rossa e pubbliche assistenze, “cosa quantomai anomala in un contesto come quello emiliano-romagnolo che fonda sul dogma del pubblico la propria offerta”, Tommaso Fiazza origina le proprie richieste per avere il dettaglio di come il servizio di emergenza urgenza sia strutturato nel parmense.
Rispondendo ai quesiti posti, l’assessore alle Politiche per la salute Massimo Fabi ha rifiutato la lettura secondo cui l’Emilia-Romagna non ottempererebbe alle indicazioni del Decreto ministeriale “perché tale documento non è assolutamente prescrittivo sulla composizione degli equipaggi dei mezzi di soccorso. Oltre a ciò lo stesso Ministero della Salute ha chiarito in un secondo momento che sono le Regioni a definire numero e tipologie dei mezzi di soccorso avanzato in relazioni alle peculiarità dei propri territori”. Nel rivendicare la rete territoriale varata dalla Regione nel 2023, Fabi ha sottolineato “le performance di prim’ordine ottenute in tutto il territorio regionale e in particolare a Parma, dove il tempo medio di intervento si attesta sui 13 minuti”. Rigettando poi ogni accusa di privatizzazione del servizio di emergenza urgenza “perché le realtà che operano sul campo lo fanno in regime di accreditamento pubblico”, il numero uno della sanità regionale ha poi giustificato i ritardi nel fornire le risposte richieste “a causa dell’altissimo numero di atti ispettivi che finiscono per intasare la struttura tecnica dell’Assessorato”.
Tommaso Fiazza si è quindi dichiarato non soddisfatto delle risposte ottenute e ha ribadito non solo che “la Regione Emilia-Romagna non ottempera a quanto disposto dal Decreto ministeriale 70/2013, ma la raccolta e valutazione dei dati non pare congrua e desta sospetti anche nel rapporto tra le varie province: come mai a Parma nel 2023 si sono registrati solo 414 codici rossi a fronte dei 2300 di Piacenza e dei 1400 di Reggio Emilia? Probabilmente perché a Parma si interviene di più sui codici gialli e questo inficia la raccolta e valutazione dei dati”. Fiazza ha poi messo in discussione anche i tempi medi di intervento che “sono abbastanza bassi in pianura, ma che in montagna si attestano mediamente sui 22-25 minuti”.
(Luca Boccaletti)



