“Chiarire se la giunta regionale intenda farsi parte attiva, anche solo con la propria immagine, nella promozione della vendita delle certificazioni per il turismo LGBTQ+ presso gli operatori economici del territorio”.
A porre il quesito è Tommaso Fiazza (Lega), il quale nel ricordare la presentazione pochi giorni fa del progetto dedicato al turismo arcobaleno, sottolinea come l’iter del protocollo, avente validità triennale, “porterà ad una certificazione QueerVadis che, a detta dei proponenti, è il primo e unico protocollo internazionale dedicato alla diversità, equità e inclusione LGBTQ+ nel settore turistico, dimostrando l’impegno delle aziende verso l’ospitalità inclusiva: il viaggiatore potrà avere una garanzia certa di un’accoglienza adeguata nelle destinazioni e nelle strutture alberghiere certificate”.
Rimarcando come l’intero iter certificativo sia posto in capo “a una legittima attività commerciale attraverso la quale un gruppo di associazioni, fra loro collegate, hanno ideato una certificazione di qualità che, a loro dire, consentirebbe di accedere a un potenziale mercato turistico, che sostengono di rappresentare e veicolare, dalle stesse quantificato attraverso un osservatorio interno, a fronte della vendita, da parte dell’unico ente certificatore che ha validato il protocollo, di specifici pacchetti formativi destinati alle aziende, che ogni tre anni deve essere rinnovata”, Fiazza sottolinea come l’attestato sia una certificazione volontaria e, come tale, “risulti pesantemente influenzata dalla legittimità istituzionale di chi la promuove”.
Dalla situazione descritta il leghista origina il proprio question time e chiede se l’esecutivo regionale intenda farsi parte attiva nella vendita delle certificazioni presso gli operatori economici del territorio.
In fase di risposta, la sottosegretaria alla presidenza di giunta Manuela Rontini ha chiarito che “il progetto presentato pochi giorni fa si iscrive a pieno titolo nelle linee dettate dall’Ente nazionale italiano del turismo (ENIT) che dal 2021 ha aderito al protocollo diversity inclusion per diversificare e implementare i flussi turistici anche su questo target di mercato. Non vi è quindi alcuna imposizione per l’ottenimento di una certificazione che rimane una scelta a carico dei vari soggetti. La Regione non interverrà quindi in alcuna maniera sull’iter e i webinar di sensibilizzazione non avranno alcun costo, così come non vi sarà alcuna spesa da sostenere per l’apposizione del bollino Queer Vadis”.
Tommaso Fiazza, alla luce delle risposte ottenute, si è quindi dichiarato non soddisfatto e ha rimarcato come non sia stata data alcuna risposta sui motivi che hanno portato la Regione a promuovere un circuito privato di certificazione. Al di là della non condivisione politica del progetto, credo che si dovrebbe perseguire la neutralità istituzionale senza favorire in alcun modo un sistema autoreferenziale con costi a carico delle singole aziende. Nell’auspicare quindi un ruolo super partes della Regione Emilia-Romagna, critico la pericolosa deriva attuata e il fatto che un’azienda, nel decidere di non apporre questo bollino, venga percepita come non accogliente”.
(Luca Boccaletti)