“Chiarire le motivazioni che hanno portato l’Emilia-Romagna a non aderire alla richiesta di rinvio avanzata da altre Regioni del bacino padano”.
Marco Mastacchi (Rete Civica) chiede conto alla giunta regionale di una scelta in netta controtendenza rispetto a Lombardia, Piemonte e Veneto per il prossimo stop ai diesel euro 5 che scatterà a partire dal prossimo 1 ottobre.
Ricordando come “tale misura, prevista dal decreto-legge n. 121 del 2023, anticipa l’orientamento normativo europeo che, a partire dal 2035, prevede l’immatricolazione esclusiva di veicoli a emissioni zero, nell’ottica di una transizione ecologica del settore della mobilità”, ricorda come siano circa 3,7 milioni i veicoli a cui sarebbe impedita la circolazione a partire dal prossimo ottobre.
A fronte dell’interlocuzione avviata da Lombardia, Piemonte e Veneto finalizzata a chiedere il rinvio di un anno del blocco, Mastacchi ricorda anche l’apprezzamento mostrato dai Presidenti delle altre regioni del bacino padano per “l’intenzione del Governo di individuare misure alternative al blocco dei veicoli ma capaci di garantire effetti analoghi sulla qualità dell’aria senza penalizzare famiglie e imprese”.
Replicando alle sollecitazioni poste, l’assessora all’Ambiente e ai Trasporti Irene Priolo ha sottolineato come “se il decreto 121/2023 fatto dal Governo Meloni è sbagliato, perchè i consiglieri di centrodestra non si attivano con la propria parte politica per cambiare tale provvedimento?”.
L’assessora ha poi chiarito che “i Presidenti di Veneto, Lombardia e Piemonte non hanno chiesto l’annullamento della norma nazionale a cui noi dobbiamo rispondere, ma si sono complimentati per l’intenzione annunciata dal Governo di rivedere la norma generale. La proroga, comunque non è una soluzione per i cittadini perché se non vi sarà un cambiamento radicale, si pospongono solo i termini del problema e null’altro. Il tema dell’inquinamento del bacino padano deve diventare un’emergenza nazionale e da qui deve nascere un serio confronto per capire quali misure alternative certificate si possono mettere in campo. Tocca quindi al Governo mettere mano alle norme e venire incontro concretamente alle Regioni prevedendo anche fondi adeguati e non i soli 260 milioni per tutte le Regioni che si affacciano sul bacino padano”.
Mastacchi si è quindi dichiarato non soddisfatto delle risposte ottenute ed ha rimarcato come “a parole si propugna un lavoro comune, ma l’Emilia-Romagna pontifica sul da farsi ma non si muove insieme alle altre Regioni interessate. Il rinvio di un anno potrebbe aiutare molto ad affrontare il problema, magari con una manovra sul Bilancio 2026 per stanziare fondi adeguati, ma la contrapposizione tra Regione e Governo non risolverà certo la situazione che creerà grandi danni a cittadini e imprese”.
(Luca Boccaletti)



