“Predisporre servizi innovativi pre e post parto negli ospedali regionali di Borgo Val di Taro (Parma), Scandiano (Reggio Emilia), Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia), Pavullo nel Frignano (Modena), Mirandola (Modena), Porretta Terme (Bologna) e Cento (Ferrara) dove i punti nascita sono stati chiusi o sospesi”.
Questa la sollecitazione che Vincenzo Paldino (Civici con de Pascale) consegna alla giunta per venire incontro alle richieste delle comunità locali e garantire “un’integrazione tra ospedale e territorio attraverso un forte coordinamento tra servizi ospedalieri, consultori e assistenza domiciliare”.
Il capogruppo, nel ricordare che la chiusura dei punti nascita “ha riguardato contesti con un numero di parti inferiore alla soglia minima di 500 nascite all’anno, stabilita dalle linee guida regionali per garantire la sicurezza sia della madre che del nascituro”, ha sottolineato anche “le proteste dei sindaci e delle comunità locali che richiedono soluzioni che tengano conto delle peculiarità territoriali e le difficoltà di garantire percorsi sicuri e continui per parto e post parto nelle zone montane e periferiche”.
Dando atto della riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale, infine, Vincenzo Paldino evidenzia “lo sviluppo dell’assistenza sociosanitaria territoriale, con la creazione e il rafforzamento delle Case di comunità e delle Aggregazioni funzionali territoriali di medici di medicina generale, pediatri e specialisti ambulatoriali, migliorando la continuità assistenziale, anche per l’assistenza materno-infantile” e per questo, oltre alla predisposizione di percorsi sanitari alternativi, sollecita anche “interventi sulla viabilità al fine di migliorare la continuità assistenziale materno-infantile e sopperire alle difficoltà logistiche e infrastrutturali di accesso territoriale nelle zone periferiche e montane del nostro territorio”.
L’assessore alle politiche per la Salute Massimo Fabi ha risposto che “le chiusure dei punti nascita con meno di 500 parti annui è assolutamente coerente con le indicazioni ministeriali impartite”. Fabi, venendo ai servizi pre e post parto, ha ricordato che “la fase ospedaliera è solo una tappa di percorsi socio-assistenziali più complessi già in essere da tempo sul territorio regionale”. Per quanto riguarda gli ospedali con punti nascita chiusi, il titolare della sanità regionale ha ricordato il registro delle gravidanze in tali distretti per un monitoraggio e una ‘pre allerta’ generale, l’assistenza domiciliare nel momento del rientro a casa della madre e del bambino dopo il parto, la consulenza ostetrica telefonica h24, il potenziamento dell’operatività del locale consultorio anche attraverso corsi online multilingue, la presenza di un’automedica presso i pronto soccorso degli ospedali di zona, la foresteria per le gravide provenienti da territori montani presso gli ospedali hub, la preallerta dell’elisoccorso notturno e il potenziamento della presa in carico di puerpere e nascituri con visite ogni 7/14 giorni e con uno specifico supporto all’allattamento”. Fabi ha poi ribadito come i casi di nascita al di fuori delle strutture sanitarie “sono estremamente rari e riguardano in egual misura tutti i distretti sanitari della regione”.
Vincenzo Paldino si è quindi dichiarato soddisfatto delle risposte ottenute ribadendo come “l’elenco fatto dall’Assessore testimonia l’evidente attenzione che la giunta riserva a questo tema e sono convinto che questo ulteriore passaggio rassicurerà le comunità dove si è resa necessaria la chiusura del punto nascita. Sulla questione noi, come l’Assessorato, continueremo a monitorare il tema con grande attenzione”.
(Luca Boccaletti)
La comunicazione istituzionale del Servizio informazione dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna è soggetta alle disposizioni in materia di “par condicio” (legge 28/2000)



