Indire il referendum popolare per l’abrogazione di parte della legge 26 giugno 2024, n. 86, sull’autonomia differenziata nelle Regioni a statuto ordinario.
E’ la richiesta, avanzata al question time, da Silvia Piccinini, capogruppo del Movimento 5 stelle, la quale vuole sapere se e coma la giunta “intenda agire al fine di tutelare il nostro territorio dalle conseguenze che la legge potrebbe produrre sul piano economico e sociale”. La legge 86 è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale il 28 giugno. La norma, afferma Piccinini, ha generato “preoccupazioni e critiche avallate anche dagli stessi esponenti politici di centrodestra che hanno criticato aspramente il contenuto della legge: è il caso, per citarne qualcuno, del vicepresidente della Camera, Giorgio Mulé, che ha parlato di “legge monca di parti fondamentali”, del vicepresidente nazionale di Forza Italia, Roberto Occhiuto, già parlamentare e attuale governatore della Calabria, che ha parlato di “legge scatola vuota” etichettandola come un “grave errore del centro-destra nazionale”.
Secondo la consigliera, “come Regione è nostro dovere cercare di intercettare gli effetti nefasti derivanti dall’attuazione di questa legge ben prima che si realizzino, cercando di neutralizzarne il più possibile l’impatto sul nostro territorio sia sull’economia sia sulla vita dei cittadini”. Diverse Regioni hanno dichiarato che “si attiveranno per avviare l’iter al più presto per arrivare all’Intesa con il governo che conferirà maggiore autonomia e risorse”. E l’impatto delle decisioni di queste Regioni “potrebbero avere effetti negativi sul nostro assetto regionale considerato che, a un certo tipo di autonomia, Regioni quali il Veneto di Zaia e la Lombardia di Fontana ci lavorano da un bel po’”. Piccinini – che ha sottolineato le “spaccature” nel centrodestra – ha sottolineato anche le preoccupazioni, sul piano economico, di Svimez e della Conferenza episcopale italiana che teme la frammentazione sociale. Fra le deleghe previste dalla legge, fra le altre, c’è l’istruzione: “Rischiamo di avere 20 sistemi di istruzione diversi”.
Alla consigliera ha risposto il sottosegretario alla presidenza della giunta, Davide Baruffi, che ha aggiunto alcuni elementi. Baruffi ha parlato di “strappo” dopo la conferenza unificata “dove 4 Regioni, fra cui la nostra, non hanno dato parere favorevole”. “E’ intenzione di questa Regione valutare se adire la Corte costituzionale – ha affermato il sottosegretario – e credo che noi abbiamo ragione di lamentarci perché ci eravamo spesi molto per costruire una proposta, certo migliorabile. Ma lo strappo a monte ha fatto venire meno le condizioni per cui si possa proseguire. Vanno ripresi i contatti con Conferenza delle Regioni, Upi e Anci”.
Silvia Piccinini ha replicato che “è una questione di sostanza perché non sono ancora stati definiti i Lep (Livelli essenziali di prestazione). Il centrodestra, in commissione, non è entrata nel merito, scappando e non dando la possibilità ai cittadini di esprimersi con il referendum”.
(Gianfranco Salvatori)