La Lega ha chiesto alla giunta se ha la “volontà di proseguire il percorso di autonomia differenziata intrapreso dalla Regione Emilia-Romagna”.
A presentare la domanda, durante il Question time in Assemblea legislativa, è stato il capogruppo Matteo Rancan (Lega).
Una sola domanda in un’interrogazione articolata: “… conoscere gli orientamenti della Giunta regionale, alla luce delle dichiarazioni rese dal Presidente Stefano Bonaccini nel corso della campagna congressuale, circa la volontà di proseguire il percorso di autonomia differenziata intrapreso dalla Regione Emilia-Romagna in attuazione dell’articolo 116, comma III, della Costituzione sulla base della pre-intesa sottoscritta dallo stesso Presidente in data 28 febbraio 2018”. Tutto questo, ha scandito Rancan in Aula, “è in contrasto con la pre-intesa firmata nel 2018”.
A rispondere, è stato il sottosegretario alla Presidenza della giunta, Davide Baruffi. “Confermo che il nostro orientamento non è mutato” ha esordito Baruffi che ha ricordato come l’approccio “da noi proposto è avvenuto in un percorso di 5 anni con 4 governi. Abbiamo sostenuto la necessità di prevedere aspetti come una legge cornice condivisa con le Regioni, come avvenuto con il governo Conte; aspetti di gradualità come con il governo Draghi; valorizzare il ruolo del Parlamento che non può solo ratificare le intese; condividere preliminarmente i Lep (Livelli essenziali di prestazioni, ndr) coinvolgendo le Regioni e con la garanzia di finanziamento; aspetti di perequazione della dotazione infrastrutturale del territorio grazie alle risorse del Pnrr e del Fondo di sviluppo e coesione; aspetti di necessità di coinvolgimento degli Enti locali”. Il sottosegretario ha continuato sottolineando che agli inizi di febbraio “viene varato il ddl del ministro Calderoli. Appare evidente e preoccupante la volontà del governo di procedere in modo unilaterale. Ho un’obiezione di merito e di metodo: si è voluto ottenere un rapido risultato, funzionale alla campagna elettorale mi vien da pensare. Il rischio è che a questo primo risultato non ne seguano altri”. Dalla Regione ci sono 3 punti fermi, ha concluso Baruffi: “Una riforma che rafforzi le autonomie per avere decisioni vicine a cittadini e imprese, programmazione per velocizzare l’intervento delle istituzioni. Il secondo riguarda il superamento dei divari territoriali, di ostacolo al pieno godimento di uguali diritti da parte di tutti i cittadini. Infine, riteniamo indispensabile costruire una riforma condivisa che non contrapponga i territori, ma valorizzi la sinergia e la collaborazione. Dopo le elezioni confido nella ripresa del dialogo in conferenza Stato-Regioni”.
Decisa la replica di Rancan, secondo il quale “le accuse di campagna elettorale sono irricevibili e ipocrite. L’autonomia è stata votata da tutti, anche da chi è in maggioranza e in giunta. Bonaccini individua il problema nel Dpcm per l’autonomia, per fissare i Lep prima dell’approvazione e per i problemi legati alle deleghe su istruzione e sanità”. Il capogruppo leghista scandisce: “L’idea di fissare i Lep con un Dpcm è bizzarra perché quelli della sanità sono fissati con una norma del 2001, una legge dello Stato. La giunta avrebbe fatto meglio a studiare”. Riguardo alla spesa storica, Rancan rimanda alla pre-intesa del 2018 “condivisa dall’Aula. L’articolo 4 stabilisce un anno dall’intesa ed entro 5 anni per determinare ciò che serve. Poi, però, il ddl Calderoli dice che ciò che voi ostacolate è già previsto dalla legge nazionale 197 del 2022: l’attribuzione dell’autonomia è subordinata ai Lep. Rinnovo l’invito alla giunta a studiare”. Infine, sulla richiesta di escludere sanità e scuola, il capogruppo della Lega evidenzia che “la pre-intesa firmata nel 2018 chiede espressamente: alle Regioni spetta la definizione dell’istruzione e delle autonomie scolastiche … Ora sconfessate ciò che avete firmato. La stessa cosa vale per la sanità. O lo avete dimenticato o non avete studiato”. Infine, Rancan afferma che “la pre-intesa del 2018, firmata dal governo Gentiloni, è scomoda, perché Bonaccini è candidato alla segreteria del Pd. Se non lo fosse, l’esito sarebbe stato diverso. Le tre obiezioni avanzate da Bonaccini adesso sono una smentita delle norme fin qui approvate. Una presa in giro dei cittadini? Mi sembra di sì. C’è un problema se la segreteria del Pd viene prima di una legge per il bene dei cittadini. Chiedo una presa di coscienza della giunta e dell’Assemblea”.
L’interrogazione è stata anche firmata dall’intero gruppo leghista: Simone Pelloni, Massimiliano Pompignoli, Emiliano Occhi, Fabio Rainieri, Maura Catellani, Gabriele Delmonte, Andrea Liverani, Matteo Montevecchi, Michele Facci, Valentina Stragliati, Fabio Bergamini, Daniele Marchetti e Stefano Bargi.
L’interrogazione ha preso le mosse dal 2017 quando l’Assemblea ha adottato una risoluzione sull’avvio dell’iter per la sottoscrizione dell’Intesa con il Governo per il conseguimento di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia ai sensi dell’articolo 116, comma terzo, della Costituzione”. Dopo diversi passaggi, politici e normativi , si arriva al 2020: il presidente Bonaccini ha parlato della necessità di una “legge cornice” nella Commissione parlamentare per le questioni regionali. Nel 2022, però, due risoluzioni sull’autonomia non vengono votate e rinviate. “Nel corso della campagna elettorale per le elezioni politiche 2022, per voce del proprio Segretario nazionale, il Partito Democratico si è detto contrario a forme di autonomia differenziata” ha scandito il capogruppo del Carroccio. La posizione di Bonaccini, durante la campagna per le primarie del Pd porta a “posizioni via via più sfumate”. Il 2 febbraio, il Consiglio dei ministri approva “il disegno di legge recante “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario”. E il giorno dopo, il presidente Bonaccini ha dichiarato: “”Questa riforma sull’autonomia differenziata è inaccettabile per alcuni motivi: il primo è che non tiene conto dei Livelli essenziali di prestazione perché vengono definiti in modo assolutamente bizzarro, con un Dpcm, una cosa surreale” affermando che occorreva togliere i Lep e la spesa storica “altrimenti il Mezzogiorno sarà sempre penalizzato”. Bonaccini, inoltre, aveva criticato anche la delega alle Regioni della pubblica istruzione.
(Gianfranco Salvatori)