Ripristinare, con tempestività, i posti letto ospedalieri ridotti a Castel San Giovanni (Piacenza), a Vaio e Maggiore (Parma), all’Arcispedale Santa Maria Nuova e ospedali provinciali (Reggio Emilia), al Policlinico e a Baggiovara nel modenese, al Sant’Orsola e altri presidi provinciali nel bolognese, “così da evitare che intere province rimangano penalizzate e che la sanità emiliano-romagnola, un tempo presentata come modello, si trasformi in un sistema a più velocità incapace di garantire in modo equo e uniforme il diritto alla salute”.
A chiederlo, con un’interrogazione in aula, è il consigliere di Fratelli d’Italia Giancarlo Tagliaferri.
Si tratta di posti letto che, secondo quanto evidenziato dal consigliere, non sono stati ripristinati dopo l’estate. Come quelli all’ospedale di Castel San Giovanni (Piacenza) dove i posti letto di terapia intensiva sono stati ridotti da sei a quattro dal primo giugno, o ancora quelli del presidio ospedalieri di Vaio dove risultano 11 posti letto non riaperti, mentre presso l’Aou di Parma, al padiglione Barbieri, ne restano chiusi 22. “A Modena – prosegue – sono tuttora non riaperti complessivamente 66 posti letto. A Reggio Emilia, tra il capoluogo e gli ospedali provinciali, si è arrivati fino a 151 posti letto in meno: nel bolognese vi sono analoghe criticità con decine di posti letto che restano chiusi o parzialmente utilizzati, situazione che si somma al fatto che, tra il 2021 e il 2025 in provincia di Bologna, sono stati complessivamente tagliati 184 posti letto”. “In vista della stagione invernale, con l’aumento previsto di accessi per patologie respiratorie e il possibile ritorno del Covid, la riduzione dei posti letto rischia di tradursi in un’emergenza sanitaria di vasta portata”, è l’allarme lanciato da Tagliaferri.
A rispondere in aula è stato l’assessore alle Politiche per la Salute Massimo Fabi. “I posti letto non sono qualcosa di statico, ma di flessibile in relazione alla domanda – spiega -, ed è già previsto il ritorno ad un assetto fisiologico. Come ogni estate, la rimodulazione dei posti letto consente una gestione più efficiente delle risorse, senza compromettere la capacità di risposta del sistema, rispondendo anche alla necessità di far fruire le ferie giuste al personale”.
“Nella maggior parte dei casi, – prosegue Fabi – le Ausl stanno già ritornando agli assetti ordinari come a Reggio Emilia; in altri casi, il prolungamento dell’attuale assetto riguarda pochi reparti per i quali si tratta di attendere il ripristino degli organici medico e infermieristico. Per quanto riguarda il territorio piacentino, si conferma che i posti di terapia intensiva e semi-intensiva sono passati da sei a quattro perché, a seguito di un percorso di analisi, si è notato un relativo temporaneo sottoutilizzo dei posti letto. La scelta dell’azienda è stata quindi quella di riservare quei quattro posti letto alle necessità del percorso chirurgico all’interno dell’ospedale, e ricollocare le risorse infermieristiche per poter attivare venti posti letto di cure intermedie, sempre a Castel San Giovanni, presso l’ospedale di comunità”.
Insoddisfatto della risposta il consigliere Tagliaferri. “Siamo in presenza di un esercizio di acrobazia dialettica – conclude -. Intanto, nei reparti i posti letto sono chiusi, i pazienti sono in attesa, il personale è in sottorganico. Questi non sembrano numeri stagionali, ma tagli strutturali che penalizzano intere comunità e che creano, tra le varie province, cittadini di serie A e di serie B”.
(Brigida Miranda)



