Ambiente e territorio

Zamboni (Europa Verde): la Regione spieghi il suo ruolo nel progetto di rinaturazione del Po

La consigliera sollecita un intervento che mantenga le caratteristiche di profonda riqualificazione ecologica del fiume. La vicepresidente Priolo: “Andiamo avanti col progetto cercando di mantenere gli obiettivi ambientali”

La Regione spieghi che ruolo intende svolgere al tavolo di lavoro e nelle conferenze di servizi relative al progetto di rinaturazione del fiume Po previsto nel Pnrr. Lo chiede con un’interrogazione a risposta immediata in Aula Silvia Zamboni (Europa Verde) sollecitando un intervento che mantenga le caratteristiche di profonda riqualificazione ecologica del Po, al fine sia di migliorare l’ecosistema fluviale e la sicurezza idraulica sia di contribuire agli obiettivi di connettività ecologica e adattamento ai cambiamenti climatici.

“L’azione per il Po -ha sottolineato la consigliera- è l’unico grande investimento del Pnrr destinato alla promozione e tutela della biodiversità (se si esclude un’azione di tutela degli ecosistemi marini) e prevede la rinaturazione di 56 aree lungo l’intera asta fluviale, includendo il delta. Nel progetto sono previste azioni concrete di adattamento ai cambiamenti climatici tramite il ripristino dei servizi ecosistemici del fiume e la realizzazione di nuovi boschi con la messa a dimore di piante”.

“Il Pnrr contiene un investimento, finanziato con 357 milioni per la rinaturazione dell’area del Po, che porterà un grande impatto per il miglioramento dell’ecosistema fluviale, della sicurezza idraulica e della qualità della vita per chi vive in quelle zone o le visita come turista” ha concluso Zamboni, che invita quindi la Regione a “farsi anche promotrice di un’azione di costante monitoraggio sullo stato di avanzamento dei lavori e il conseguimento degli obiettivi alla base del progetto”.

Ha risposto la vicepresidente Irene Priolo: “Nell’ambito delle cinque schede proposte nella Conferenza dei servizi, sono state incluse aree che non erano comprese nel Piano di azione iniziale del progetto e ciò ha fatto lievitare i costi da 60 a 100 milioni di euro per indennizzi per terreni da espropriare destinati a pioppeto. Questo ci allontana dalla possibilità di raggiungere gli obiettivi. Anche il ministero dell’Agricoltura si è espresso negativamente sull’impatto dei pioppeti e non possiamo non tenerne conto. Metteremo un vincolo sul ciclo di vita dei pioppeti concentrandoci su aree demaniali che non hanno coltivazione a pioppeto per procedere più rapidamente: è ciò che abbiamo proposto in sede di Cabina di regia col ministero dell’Ambiente. In ogni caso stiamo procedendo col progetto, andando avanti nelle aree a coltivazione classica, e lo stiamo rianalizzando per mantenere gli obiettivi ambientali”.

La consigliera si è detta parzialmente soddisfatta: “Prendo atto positivamente che ci sia la volontà di tutelare il progetto e si vada avanti nelle aree demaniali a coltivazione classica. Il vincolo sul ciclo di vita dei pioppeti è la soluzione minima e occorre una riflessione sulla pioppicoltura perché è una delle soluzioni più inquinanti. L’auspicio è che nel corso di realizzazione si affrontino i temi e alla fine si porti a casa il progetto”.

(Lucia Paci)

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