La Regione adegui “al più presto il ‘Calendario venatorio regionale. Stagione 2022/2023’ ed eviti di continuare ad adeguare le proprie scelte, in materia di Calendario venatorio regionale, ai desideri del mondo venatorio piuttosto che ai principi stabiliti dalle leggi vigenti e dalla giurisprudenza in materia”.
E’ la richiesta della capogruppo Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) in un’interrogazione nella quale afferma che “non era necessario attendere l’Ordinanza, pubblicata il 21 ottobre 2022, del Consiglio di Stato sul ricorso del 2022, esisteva già ampia e concorde giurisprudenza sulla durata del periodo di caccia”.
Il Consiglio di Stato ha ribaltato l’accoglimento di una sentenza del Tar sul Calendario venatorio regionale (chiusura posticipata a gennaio 2023), stabilendo la “sospensione delle due giornate aggiuntive settimanali di caccia da appostamento alla fauna migratrice e soprattutto la chiusura anticipata della caccia ai turdidi e alla beccaccia (10 gennaio) e a tutti gli uccelli acquatici (20 gennaio), a difesa dei delicatissimi periodi di migrazione pre-riproduttiva, sulla base dei dati ufficiali della Commissione europea definiti con i cosiddetti Key concept”.
Gibertoni evidenzia che “assistiamo ormai da anni da parte delle Regioni e anche da parte dell’Emilia-Romagna, al sistematico ricorso ad aperture anticipate e chiusure posticipate della stagione venatoria, del tutto slegate dall’esigenza di tutela delle specie, riducendosi, al contrario, in mere concessioni al mondo venatorio attraverso una vera e propria ingiustificabile inversione degli interessi in gioco” sfruttando la legge 157 del 1992 che consente alle Regioni modificare i termini relativi ai periodi di caccia per le singole specie semplicemente in relazione a non meglio precisate “situazioni ambientali delle diverse realtà territoriali”.
(Gianfranco Salvatori)