La Lega parla di autonomia “annacquata”. Per il Pd invece il vero spreco è quello delle spese sostenute da Lombardia e Veneto per celebrare i referendum. E’ subito scontro tra Lega e Pd nel dibattito in Assemblea legislativa sulla richiesta di maggiore autonomia in Emilia Romagna rispetto al governo nazionale.
Alan Fabbri (Ln) ha messo in luce le rilevanti differenze con l’iniziativa istituzionale messo a punto da Veneto e Lombardia, che fanno apparire il percorso istituzionale intrapreso in Emilia-Romagna come una richiesta di autonomia aggiuntiva annacquata, confermata dalla mancanza di indicazioni circa le risorse finanziarie necessarie. Una mossa – ha concluso il capogruppo – finalizzata a depotenziare mediaticamente i referendum consultivi delle due Regioni a guida leghista.
Gianni Bessi (Pd) ha evidenziato l’importanza della richiesta per lo sviluppo sociale ed economico della società regionale, con particolare attenzione alle ricadute positive sul tessuto produttivo e per il lavoro. Si tratta – ha concluso – di un esempio di buona politica di cui beneficerà la coesione sociale.
Per Stefano Caliandro, la proposta del presidente Bonaccini di richiedere una maggiore autonomia è finalizzata a rendere l’Emilia-Romagna più solidale e più rispettosa del principio perequativo sancito dalla Costituzione. Si tratta di una proposta di buon senso attenta all’interesse della collettività, tratto identitario della società regionale. Ricorda poi come le richieste di autonomia aggiuntiva avanzate nel 2006 da Lombardia e Veneto, sulla base dell’articolo 116 della Costituzione, come fa l’Emilia-Romagna oggi, siano state bloccate dal governo del centro-destra per mere ragioni politiche. Quindi – conclude – i referendum consultivi promossi nelle due Regioni a guida leghista si configurano come un’inutile spreco di risorse finanziarie.
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(Luca Govoni)



