Meno spese per il funzionamento dell’Ente, così da destinare più risorse a sanità, welfare, imprese e Comuni colpiti dal sisma grazie a un assestamento di bilancio pari a 1,362 miliardi. Maggiori entrate derivanti dal recupero dell’evasione fiscale su Irap e tassa automobilistica (91 milioni contro i 73 previsti), fondi che hanno consentito di ampliare, per 18 milioni, i margini del patto di stabilità regionale. Rispetto del tetto fissato nel Patto (1,514 miliardi), lasciando inutilizzati appena 2 milioni e consentendo agli enti locali margini di utilizzo di risorse per 187,6 milioni da destinare a spese per investimenti. Sono questi i punti salienti del Rendiconto 2014 della Regione Emilia-Romagna, il cui esame è iniziato oggi in commissione Bilancio, affari generali e istituzionali, presieduta dal vicepresidente Roberto Poli. Relatore di maggioranza del progetto di legge è stato nominato lo stesso Poli (Pd), mentre relatore di minoranza è Massimiliano Pompignoli (Ln).
Il Rendiconto generale, hanno spiegato i tecnici della Giunta, “ha lo scopo di sintetizzare i risultati della gestione del Bilancio e consente di individuare in maniera definitiva le reali disponibilità finanziarie e patrimoniali della Regione sulle quali elaborare le future previsioni e decisioni”. In continuità rispetto agli anni precedenti, nel 2014 “si è proceduto a un’accurata revisione e razionalizzazione delle spese di funzionamento, al fine di liberare risorse per gli interventi operativi di settore, in particolare in ambito sociosanitario e per il sostegno alle imprese”. Infatti, in sede di assestamento i principali interventi finanziari hanno riguardato “la sanità, i consorzi fidi e gli interventi per le calamità naturali”. Le risorse messe a disposizione – 1,362 miliardi di euro, con un aumento di circa il 7,27% sui 18,730 miliardi delle previsioni iniziali – sono derivate da trasferimenti statali e, per quanto riguarda le risorse regionali, “da maggiori entrate costituite principalmente dal recupero dell’evasione fiscale su Irap e tassa automobilistica, 91 milioni contro i 73 previsti, che hanno consentito di ampliare, per 18 milioni, i margini del patto di stabilità regionale, e dal recupero coattivo dei tributi regionali, pari a 58 milioni (+23 milioni rispetto alle previsioni)”. L’obiettivo più rilevante è stato “il rispetto del tetto del patto di stabilità regionale (1,514 miliardi), lasciando inutilizzati appena 2 milioni e consentendo agli enti locali margini di utilizzo di risorse per 187,6 milioni da destinare a spese per investimenti, in aggiunta ai quali sono stati autorizzati, in deroga al patto di stabilità, 20,5 milioni per i Comuni colpiti dal sisma”. Oltre a tutto ciò, in base all’accordo tra il Governo e le Regioni, “è stata ceduta una quota pari a 22,5 milioni alla Regione Calabria”. La capacità effettiva di spesa della Regione risulta pari all’82,24%, mentre la capacità effettiva per gli investimenti è di 38,39%. A dicembre 2014 i tempi medi di pagamento delle Asl regionali erano di 74 giorni per i beni e di 71 giorni per i servizi in appalto. L’esercizio finanziario 2014 si è chiuso con un avanzo netto di 425 milioni, interamente vincolati. L’indebitamento complessivo regionale, pro capite, al termine dell’esercizio 2014 risulta di 373 euro.
Giorgio Pruccoli (Pd) ha sottolineato “l’importanza del patto di stabilità regionale per gli enti locali, che dal 2010 hanno potuto effettuare spese per investimenti prevalentemente grazie a tale strumento”. Ha manifestato però “preoccupazione per il patto di stabilità nazionale, che, pensato per limitare la capacità di spesa di Regioni ed enti locali in epoca di economia sana, ha avuto l’effetto perverso di impoverire le comunità locali quando si è manifestata la crisi”.
Tommaso Foti (Fdi) ha chiesto “a quanto ammonta l’indebitamento della Regione, se i derivati sottoscritti dall’Ente si possono estinguere, al fine di risparmiare sul pagamento degli interessi, e se nella spesa corrente, per quasi l’80% assorbita dalla sanità e dal welfare, sono computati anche i bilanci delle Asp (Aziende servizi alle persone)”. Lo stock di debito pregresso della Regione è di 725 milioni, è stata la risposta, a cui si aggiungono 937 milioni per anticipazioni di spese, interamente riferite alla sanità. Quanto ai cosiddetti derivati, “premesso che non si tratta delle pericolose swap o di titoli spazzatura ma di semplici strumenti finanziari oggi penalizzati dal cambio di tasso, le penali per un recesso sarebbero troppo onerose”. In merito ai bilanci delle Asp, “il computo nella spesa corrente avviene già, ma non se ne dispone il dettaglio”.
Andrea Bertani (M5s) ha chiesto “se le minori entrate negli introiti della tassa automobilistica e della tassa per il diritto allo studio universitario sono dovute alle crisi economica e quanto ha speso la Regione per entrare, in qualità di socio, nell’Irst (Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori) di Meldola (Fc) e per la partecipata Lepida spa”. La risposta è stata che mentre per il bollo auto la diminuzione delle entrate è causata dalla crisi, per quanto riguarda la tassa universitaria si tratta di una sostanziale partita di giro con Er.go, l’Agenzia regionale che eroga i servizi per lo studio universitario e l’alta formazione. Quanto, infine, alle due partecipazioni richiamate, “per l’ingresso nell’Irst l’Ente ha impegnato 7,5 milioni, mentre per Lepida si è provveduto a una cessione di beni”.
(lg)