Governo locale e legalità

RELIGIONI. ISTITUZIONE ALBO NAZIONALE IMAM, RESPINTA PROPOSTA DI LEGGE ALLE CAMERE DI BIGNAMI (FI): “IMPEDIRE PROPAGANDA JIHADISTA DI QUELLI IMPROVVISATI” – “ESTREMISMO DA COMBATTERE CULTURALMENTE”

Il proponente puntava alla creazione di un Albo nazionale presso il ministero degli Interni, “con una precisa procedura per iscriversi” e requisiti che si rifacevano alla Carta dei valori e della cittadinanza “già elaborata dalla Consulta per l’Islam italiana”. Mori (presidente commissione Parità): “Violenza sulle donne trasversale, non dipende dalle religioni”

L’Assemblea legislativa regionale ha respinto la proposta di legge alle Camere sulla “Istituzione dell’albo nazionale degli imam” presentata da Galeazzo Bignami (Fi), che ne ha illustrato in Aula le motivazioni. L’Aula stessa ha poi votato per il non passaggio all’esame degli articoli con il sì dei consiglieri Pd e Sel, astenuti M5s, il no di Fi, Fdi-An, Ln.

Per Bignami, “sarebbe necessario garantire la libertà di religione, impedendo la proliferazione di centri di aggregazione politica nei quali qualche imam improvvisato possa diffondere propaganda di matrice estremista jihadista”. A suo parere, “la presenza ormai accertata di infiltrazioni terroristiche nell’ambito delle moschee e tra gli imam sarebbe dovuta anche alla mancata intesa fra le rappresentanze islamiche, che ha finora impedito di adottare una legge per regolare i rapporti con lo Stato, come hanno sollecitato autorevoli esponenti della stessa comunità islamica presente in Italia”. Perciò “sarebbe utile istituire un Albo nazionale degli imam, presso il ministero dell’Interno, con una precisa procedura per iscriversi”; fra i requisiti, “la conoscenza e la condivisione della Carta dei valori e della cittadinanza, già elaborata dalla Consulta per l’Islam italiana”.

A sostegno della proposta, Tommaso Foti (Fdi-An) ha sostenuto che “certe predicazioni avvengono in lingue incomprensibili, e ciò pone problemi di ordine pubblico”; inoltre, “i luoghi di preghiera non sono tutti accessibili allo stesso modo. Distinguere predicatori da ciarlatani sarebbe lo scopo dell’Albo degli imam. Ma la maggioranza- prosegue- preferisce chiudere gli occhi sul problema, e sembra in atto uno scambio inconfessabile fra la cosiddetta tolleranza e l’assenza di attentati di matrice islamica sul territorio nazionale”.

Motivando il voto contrario dei consiglieri Pd, Gian Luigi Molinari  sottolinea come la materia “sia di competenza statale e che per contrastare le infiltrazioni terroristiche nel nostro Paese istituire un Albo nazionale degli iman sarebbe inefficace. A quel fine, serve rafforzare le attività di intelligence e di controllo del territorio. Sarebbe sbagliato, tuttavia, strumentalizzare la bocciatura di questa proposta come un cedimento all’Islam o peggio un indebolimento della cultura cattolica. In ogni religione- conclude- c’è una componente oltranzista che va combattuta culturalmente”.

Per Matteo Rancan (Ln) “il problema dell’Islam esiste perché vi è una parte di credenti che interpreta il Corano in modo da giustificare atti di violenza. La tolleranza non ha funzionato, occorre che chi vive in Italia rispetti tutte le nostre regole, tutte le nostre leggi; al contrario, è noto che sono state fatte predicazioni (per esempio nella moschea di Milano) che istigavano alla violenza”.

Secondo Enrico Aimi (Fi) “questa proposta non è affatto contro l’Islam e nessuno vuole aprire una guerra di religione. Purtroppo- a suo avviso- altri chiudono gli occhi su una realtà evidente e che rischia di diventare assai critica. La nostra cultura deve sapersi difendere: anche in Italia abbiamo assistito a imam che non sono in sintonia con i principi democratici, e senza arrivare alla questione del terrorismo è sufficiente pensare a certe affermazioni sulla sottomissione della donna”.

Secondo Andrea Bertani (M5s), “la Costituzione disciplina le relazioni fra lo Stato e le varie confessioni religiose ed è giusto chiedere a tutti di rispettare le leggi e le regole, ma è sbagliato farlo alimentando un’idea gerarchica delle culture”. E aggiunge che “anche questo dibattito mostra come vi siano concezioni molto diverse sulle forme più opportune per favorire l’integrazione”.

Infine, da presidente della Commissione per la Parità e diritti, Roberta Mori (Pd) ricorda come “in quella sede si sia ripetutamente posta l’attenzione sulla violenza e sulle discriminazioni di cui sono vittima le donne. Ma non ci sono categorie di persone più colpevoli di altre, il fenomeno mostra di essere trasversale alle culture, alle classi sociali, alle religioni”.

(rg)

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