Ambiente e territorio

Gibertoni (Misto): “Fornire dati su animali usati a fini scientifici, finanziare riduzione sperimentazione”

La consigliera chiede anche di conoscere le proposte del Comitato Etico per modificare la legge regionale: “La Regione sostiene con soli 100mila euro l’anno i metodi alternativi mentre l’Italia stanzia solo 2 milioni in un triennio”

Il numero di animali utilizzato a fini scientifici, l’ammontare dei finanziamenti “ai progetti sui metodi alternativi all’utilizzo di animali” e se la Regione non ritenga “necessario aumentare il livello dei finanziamenti al fine di poter abbandonare o, quanto meno, ridurre la pratica della sperimentazione su animali”. Sono le richieste di Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) in un’interrogazione alla Giunta, in cui vuole conoscere anche “quale siano state le proposte del Comitato Etico, di cui alla Legge regionale n. 20/2002, di modifica dell’attuale normativa regionale in tema di sperimentazione animale e quale ne sia stato l’esito”.

La capogruppo del Misto ricorda che la Direttiva Ue 63 del 2010 obbliga gli Stati a trasmettere alla Commissione europea “informazioni statistiche relative all’uso degli animali nelle procedure, comprese le informazioni sull’effettiva gravità delle procedure e sull’origine e le specie di primati non umani utilizzati”. Con una modifica del 2013, è anche stato stabilito che si deve indicare “la ‘sofferenza effettiva dell’animale’ durante la procedura, valutata caso per caso”.

Gibertoni, poi, elenca una serie di punti critici: ci sono stati limitati miglioramenti ma occorre andare oltre e utilizzare gli animali solo come estrema ratio; preoccupa l’uso di due primati non umani provenienti da Asia e Africa, importati nonostante ci siano pratiche illegali di caccia; l’Europa dice di proteggere gli animali usati per fini scientifici “ma questo scopo non viene mai raggiunto” e non c’è una selezione e un controllo svolto dagli Atenei. Inoltre, nemmeno il 30% degli animali è impiegato dove è previsto per legge l’obbligo di utilizzarli ed è “preoccupante lo spostamento da procedure con grado di dolore lieve a quelle più impattanti”. Un decreto del governo del marzo 2014, poi, prevede che il ministero della Salute “sia chiamato a promuovere lo sviluppo e la ricerca di approcci alternativi, che non prevedano l’uso di animali o utilizzino un minor numero di animali o che comportino procedure meno dolorose”. L’Italia, conclude Gibertoni, non investe “nei metodi alternativi, tanto che ammontano a soli 2 milioni di euro all’anno per il triennio 2020-2022 i finanziamenti alla ricerca innovativa senza animali, ottenuti principalmente grazie alle pressioni delle Associazioni contrarie alla ricerca e sperimentazione sugli animali e ciò a fronte di oltre un miliardo spesi per la ricerca su animali”. La Regione, infine, negli ultimi anni ha sostenuto i metodi alternativi, collaborando con università e centri di ricerca, ma solo, però, per circa 100mila euro l’anno.

(Gianfranco Salvatori)

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