L’accordo tra Regione e gestori dei termovalorizzatori, Hera e Iren, è oggetto di una interrogazione presentata da Andrea Bertani, primo firmatario, e Gian Luca Sassi (M5s).
In forza dell’accordo, evidenziano i consiglieri, “l’utilizzo degli impianti di termovalorizzazione attivi in regione viene dimensionato per assicurare esclusivamente l’autosufficienza regionale, secondo le esigenze dei rispettivi ambiti territoriali di gestione”. Si specifica, però, “che i rifiuti urbani provenienti da fuori Regione potranno essere trattati, nei limiti delle autorizzazioni esistenti o risultanti dalle valutazioni di impatto ambientale, esclusivamente per eventuali emergenze di durata limitata in un’ottica di solidarietà fra territori”. Nel maggio scorso, ricordano gli esponenti M5s, “Iren ha presentato alle autorità competenti richieste relative alla classificazione del termovalorizzatore di Parma a impianto di recupero energetico (classe R1), con superamento dei vincoli di bacino e della saturazione del carico termico dell’impianto che potrebbe snaturarne completamente il regime di esercizio, attualmente pari a 130.000 tonnellate (classificazione D10), portandolo a 195.000 tonnellate”. Nel febbraio scorso, inoltre, “la Provincia di Forlì-Cesena ha avviato il procedimento di riesame dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA), presentata da Hera, per la gestione dell’impianto di incenerimento, preselezione e piattaforma ecologica sito in comune di Forlì, e l’esito di tale richiesta, peraltro prevista dallo ‘Sblocca Italia’, è il forte potenziamento della capacità di smaltimento (da 120.000 a 180.000 tonnellate) per l’impianto e il trattamento di rifiuti urbani prodotti nel territorio nazionale, a saturazione del carico termico, nonché di rifiuti speciali non pericolosi o pericolosi a solo rischio sanitario”.
Bertani e Sassi chiedono pertanto alla Giunta regionale “se nell’accordo raggiunto è previsto che Hera e Iren ritirino la richiesta di ampliamento degli impianti esistenti con passaggio dalla classe D10 alla classe R1 o che le Province diano parere negativo a queste due richieste”. Domandano, infine, “se prima di giungere a tale accordo ci sia stato un confronto con gli enti locali e se tra le ‘emergenze’ citate nell’accordo ci sia quella in corso in Liguria, di quali quantitativi si parli e per quanto tempo”.
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(lg)