Adottato dalla Giunta con la Delibera n. 1 dell’8 gennaio 2016, il nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti (Prgr) è all’esame della commissione Territorio, Ambiente, Mobilità, presieduta da Manuela Rontini.
Nella seduta, la commissione, oltre a fissare ulteriormente le modalità con cui proseguire i lavori (vedi comunicato precedente), ha visto un lungo dibattito.
Il relatore di maggioranza, Luca Sabattini (Pd), ha evidenziato, innanzitutto, lo stretto legame fra gli obiettivi del Piano rifiuti e i contenuti della Legge regionale 16/2015, per poi confermare “la volontà politica di evitare che questa regione soffra un’emergenza rifiuti, cosa peraltro che mai si è verificata in Emilia-Romgna, e non sia in grado di garantire l’autosufficienza nello smaltimento”. Ha poi formalizzato la proposta di procedere all’esame delle osservazioni pervenute e delle controdeduzioni della Giunta, identificando una dozzina di macro-temi, intorno ai quali raccogliere le osservazioni (e le rispettive controdeduzioni).
Concordando con questa metodologia, il relatore di minoranza, Stefano Bargi (Ln),ha detto che il Piano dovrebbe servire “a porre obiettivi realistici, concreti, raggiungibili entro il suo ambito di scadenza, l’anno 2020, anziché alzare l’asticella dei risultati attesi con finalità propagandistiche, come appare si sia fatto, in mancanza di qualsiasi studio di fattibilità”. Restano molti dubbi sulle conseguenze di quanto è stato inserito nell’attuale stesura del Piano rispetto all’atto che la Giunta adottò, “in seguito a lunghi e costosi studi preliminari”, nel febbraio 2014.
Per Gian Luca Sassi (M5s) è impossibile valutare quale impatto abbiano avuto le osservazioni, nella parte accolta, in tutto o parzialmente, nel modificare il Piano originale. Il suo Gruppo intende presentare emendamenti, “il primo dei quali chiede, coerentemente alle indicazioni europee, di sostituire il termine termovalorizzatori con “inceneritori”. L’attuale dotazione impiantistica “appare inadeguata a raggiungere gli obiettivi del Piano, tantomeno il Piano chiarisce a quale punto del raggiungimento degli obiettivi si procederà alla chiusura degli impianti esistenti”. Resta il dubbio, sempre secondo Sassi, che “certi calcoli più che agli interessi dei cittadini guardino alla convenienza per le multiutilities”.
Per il gruppo del Pd, oltre al relatore Sabattini, sono intervenuti Lia Montalti, Massimo Iotti, Giorgio Pruccoli e Katia Tarasconi. In sostanza, hanno posto l’accento sulla “forte novità della legge regionale sull’economia circolare, sulla riduzione della quantità di rifiuti pro capite da conferire a smaltimento, sull’aumento al 73% della raccolta differenziata e la sua modulazione per tipologie territoriali (aree montane, città, costa), sull’attenzione agli abitanti equivalenti” e “sulla leva costituita dalla tariffazione puntuale”. Si tratta, nell’insieme, “di obiettivi ambiziosi e realistici, che anticipano nettamente (per quantità e tempistica) gli analoghi obiettivi europei”. Non va dimenticato, tuttavia, hanno sottolineato, che “la Legge 16/2015 copre un orizzonte temporale molto più lungo di quanto non possa averne questo atto di pianificazione, che guarda al 2020 ma prevede verifiche annuali e possibili aggiustamenti”. È “una scelta politica quella di puntare prioritariamente alla chiusura di discariche e poi alla riduzione del numero di inceneritori”. Ancora, è stata difesa la scelta “di puntare fortemente sulla raccolta differenziata, anziché sul trattamento meccanico-biologico (Tmb) dei rifiuti indifferenziati. E se è vero che nessuno vuole più rifiuti o più discariche o più inceneritori, e tutti si dicono convinti della necessità di espandere la raccolta differenziata, non si può rimuovere il fatto- hanno concluso i consiglieri Pd– che ogni scelta va a ripercuotersi sulle tariffe a carico di cittadini e imprese”.
Secondo Tommaso Foti (Fdi-An) sarebbe stato “più produttivo affrontare le osservazioni per quello che sono, focalizzando l’attenzione sulle ragioni che hanno portato gli uffici della Giunta ad accoglierne alcune, del tutto o in parte”. A suo avviso, “si pone un serio problema di legittimità degli atti di questa commissione, perché è semplicemente impossibile valutare gli effetti delle osservazioni parzialmente accolte”. Inoltre, “questo Piano non è affatto all’altezza degli obiettivi della Legge: aver alzato l’asticella, non trova adeguata corrispondenza nelle scelte operative che dovrebbero garantirne la fattibilità. Si scommette moltissimo sulla tariffa puntuale, ma questa non sarà effettiva che al termine dell’arco di validità del Piano”. E con le sue controdeduzioni, “la Giunta ha operato modifiche al Piano 2014 che non hanno consentito ai cittadini interessati di produrre le loro eventuali osservazioni, per esempio nel caso di Carpi (Mo)”, ha concluso il consigliere.
Igor Taruffi (Sel) ha ricordato “l’impegno solenne del presidente della Giunta, Bonaccini, a spegnere gli inceneritori” e, dicendo di condividerlo, ha affermato che “questo Piano non appare ancora sufficientemente chiaro nel come raggiungere questo obiettivo. Trattandosi di uno dei più significativi atti di pianificazione dell’intera legislatura regionale, occorre dedicargli tutta l’attenzione e il tempo necessari”. Il suo Gruppo intende agire “affinché il Piano Rifiuti sia reso più coerente con la nuova legislazione regionale”.
(Il precedente comunicato sulla commissione di oggi al link: http://www.assemblea.emr.it/quotidianoer/comunicati-stampa/tutti-i-comunicati-stampa/@@comunicatodettaglio_view?codComunicato=69078)
(rg)