Sanità e welfare

Rossi (Pd): “Serve un quadro aggiornato sull’applicazione della legge 194”

“Ottenere una mappatura con dati aggregati, rendere noti i dati sulle interruzioni di gravidanza, sul personale sanitario obiettore, sulle associazioni che nei consultori informano le donne e sollecitare una relazione recente su come la legge viene attuata”

La situazione sull’applicazione dell’interruzione volontaria di gravidanza in regione e la richiesta di una relazione (l’ultima è del 2020) “per verificare che la possibilità per le donne di interrompere una gravidanza sia garantita a livello nazionale, supportando con ogni azione possibile la tutela di questo diritto”.

È il contenuto di un’interrogazione alla giunta della consigliera Nadia Rossi (Partito democratico). In particolare, la consigliera chiede di “sollecitare le strutture sanitarie emiliano-romagnole con il fine di ottenere la mappatura completa del territorio per l’anno in corso e per quelli a venire”. Inoltre, Rossi chiede alla Regione se sia possibile rendere “annualmente pubbliche le informazioni sulle interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) e sui medici e sul personale sanitario obiettore all’interno delle aziende sanitarie locali e delle singole strutture ospedaliere emiliano-romagnole, aggregate come richiesto dallo studio Mai Dati”. Un’altra richiesta è quella di “conoscere il numero, il nome e le finalità delle associazioni che entrano nei consultori emiliano-romagnoli per informare le donne sull’interruzione volontaria di gravidanza”. Infine, la sollecitazione “in sede di Conferenza delle Regioni o con la collaborazione dei parlamentari eletti nelle circoscrizioni emiliano-romagnole” di una relazione recente attuazione della legge 194 del 1978 da parte del Ministero della Salute.

La consigliera ricorda che l’Italia, nel 2016, è stata condannata dal “Comitato Europeo dei Diritti Sociali (CEDS) per la violazione della Carta Sociale Europea, poiché l’alta percentuale di obiezione di coscienza all’interruzione volontaria di gravidanza da parte del personale sanitario e la mancata applicazione delle misure – da parte di Stato e Regioni – per rendere effettiva l’applicazione della legge e tutelare il diritto delle donne, violano il diritto alla salute”.

Nel 2020, scrive Nadia Rossi, “il trend di interruzioni volontarie di gravidanza in Emilia-Romagna è stato in diminuzione, con un -7% rispetto all’anno precedente, per un totale di 6.025 interruzioni”. In 16 anni, poi, il tasso di aborti si è dimezzato. A calare sono anche gli obiettori di coscienza tra i medici ostetrici-ginecologi in Emilia-Romagna: “Si è passati dal 49,5% del 2019 al 48% del 2020, a fronte di un dato nazionale del 64,6% nel 2020”. Infine, occorre rendere chiare le informazioni alle donne sulla interruzione volontaria di gravidanza. “In caso di difficoltà di accesso ai servizi ospedalieri per l’interruzione volontaria di gravidanza causata da carenza di personale ed indisponibilità di medici ed altri addetti non obiettori, si attua una violazione dell’art. 11 della Carta Sociale Europea, laddove si possono creare rischi considerevoli per la salute e il benessere delle donne oltre a limitare un diritto garantito per legge e la scelta di autodeterminazione delle stesse” conclude la consigliera dem.

(Gianfranco Salvatori)

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