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Saharawi, rotto il cessate il fuoco. L’appello di Petitti e Schlein all’Europa e al ministro degli Esteri

La presidente dell’Assemblea legislativa e la vice presidente di Giunta dell’Emilia-Romagna ricordano il legame di amicizia e solidarietà che dura da più di 20 anni con il popolo del deserto. “In questa crisi globale dovuta all’emergenza sanitaria, non si può correre il rischio di una nuova guerra nel Nordafrica. Chiediamo alla comunità internazionale di non restare a guardare”

“Con grande amarezza ci giunge la notizia che dopo 29 anni di cessate il fuoco è ripreso il conflitto nel Sahara Occidentale, tra il popolo Saharawi e il regno del Marocco. Una tragedia che non deve passare sotto silenzio. Non vogliamo un’altra guerra”. La presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Emma Petitti, e la vice presidente della Giunta, Elly Schlein, si sono appellate alla comunità internazionale dopo le tensioni nel Sahara occidentale culminate gli scorsi giorni con gli scontri di El Guerguerat, dove, secondo quanto riportato dalla rappresentante del Fronte Polisario in Italia, Fatima Mahfud, “il Marocco ha violato gli accordi del 1990 siglati dall’Onu e ha aperto il fuoco contro le proteste pacifiche dei Saharawi”. “L’impegno dell’Assemblea e della Regione a fianco del popolo del deserto è tra quelli più radicati nel tempo – spiegano Petitti e Schlein -. Pensiamo alle tante associazioni emiliano-romagnole che hanno avviato progetti di cooperazione per migliorare le condizioni di vita nei campi profughi Saharawi nelle scuole, per il lavoro, per le donne e in campo sanitario. Pensiamo ai nostri cittadini che hanno ospitato i bambini, i ‘piccoli ambasciatori di pace’, nelle loro case in estate, quando nel deserto la temperatura era troppo alta per viverci. Pensiamo all’intergruppo di Amicizia dell’Assemblea legislativa che dal 2015 sta portando avanti con atti e risoluzioni l’impegno di solidarietà e l’appello per favorire la ripresa dei negoziati tra Regno del Marocco e Fronte Polisario. Qualche passo in avanti era stato fatto dopo la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea del 2018. Ma non è bastato. Ci uniamo all’appello della rappresentante del Fronte Polisario per chiedere un calendario chiaro che porti al referendum per l’autodeterminazione dei Saharawi. Inquesta crisi globale dovuta all’emergenza sanitaria, non si può correre il rischio di una nuova guerra nel Nordafrica. Chiediamo alla comunità internazionale, all’Europa e al Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, di non restare a guardare”. È dal 1975 che il popolo Saharawi vive nei campi profughi algerini e nel deserto, al di là di un muro di più di 2 mila chilometri costruito dal Marocco per occupare le zone economicamente più importanti. Il Piano di pace siglato dall’Onu nel 1990, oltre aver posto fine alla guerra, chiedeva un referendum per l’autodeterminazione che però in 29 anni non c’è mai stato.

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