In Emilia-Romagna sono circa 68 mila le persone con demenza (di queste circa il 60 per cento con l’Alzheimer), si registrano una cinquantina di nuovi casi al giorno, abbiamo circa 24,5 malati ogni 1.000 abitanti (che diventano circa 60 tra chi ha più di 65 anni), di cui circa il 50 per cento è soggetto a una forma di patologia medio-grave (circa il 75 per cento dei malati viene curato attraverso un’assistenza residenziale o semiresidenziale). In commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Ottavia Soncini, sono intervenuti, in audizione, sulle politiche e sulle progettualità in materia di demenze Andrea Fabbo, del servizio regionale di assistenza territoriale e responsabile del progetto demenze, e Stefano Montalti, presidente regionale dell’associazione AlzheimER. La demenza (causata da più di 100 patologie diverse di natura degenerativa, vascolare o traumatica) rappresenta una delle principali cause di disabilità per le persone anziane (malattia che determina un progressivo declino delle facoltà cognitive di un individuo), i numeri sono in aumento anche nella nostra regione. Fabbo, in particolare, ha rilevato la necessità di intercettare con anticipo i casi di demenza, prima di arrivare a una fase avanzata, favorendo poi interventi di tipo domiciliare. Montalti ha invece spiegato che, nell’attuale scenario pandemico, le persone con demenza devono essere protette e supportate in modo mirato: anche in Italia sono numerose le persone con questi problemi decedute a causa del Covid-19, probabilmente per la difficoltà a osservare le norme igienico-sanitarie (oltre ai distanziamenti) e anche, spesso, per la presenza di patologie croniche concomitanti. È quindi stato realizzato un documento per fornire ai professionisti sanitari e sociosanitari e ai caregiver alcune indicazioni pratiche per prevenire il contagio e fornire il supporto necessario a tutte le persone con demenza. Il relatore ha poi riferito dell’importanza degli interventi domiciliari, che devono essere maggiormente sostenuti, implementando servizi dedicati sui territori (rimpinguando il fondo per la non autosufficienza), anche per creare comunità competenti sulla materia. È poi intervenuta la consigliera Lia Montalti (Pd), che ha ribadito la necessità di lavorare su queste tematiche, per lei “centrali”, e quindi “confrontarsi con chi è in prima linea”. A fronte di una popolazione emiliano-romagnola che sta invecchiando, ha aggiunto, “occorre adeguare i servizi, migliorando le proposte per le persone e quindi per le famiglie”. Investendo, ha poi rimarcato, “più risorse per sostenere questa rete, incentivando anche la ricerca”. Per Marilena Pillati (Pd) “è importante agire per la qualità della vita delle nostre comunità”. Lavorando, ha poi sottolineato sul tema, “sulla prevenzione (per favorire anche diagnosi precoci) e quindi incentivando azioni di formazione rivolte a tutti gli operatori coinvolti”. Anche Silvia Piccinini (Cinquestelle) ha messo al centro il tema della prevenzione, ha riferito di studi internazionali “che mettono in relazione la presenza nell’ambiente del particolato sottile con la diffusione dei disturbi degenerativi come l’Alzheimer”. Ha quindi messo in rilievo l’importanza, su queste tematiche, che rivestono i fattori ambientali, al pari di quelli genetici e comportamentali. Nella nostra regione, ha concluso la consigliera, “il problema della qualità dell’aria è noto da tempo, bisogna intervenire”. Per Simone Pelloni (Lega) bisogna invece “intervenire sulla qualità della vita”. Le persone più a rischio, ha aggiunto sul tema, “sono quelle sole che vivono in realtà periferiche (quindi con meno servizi)”. Il consigliere ha chiesto quindi di “diffondere le buone pratiche su tutto il territorio regionale, coinvolgendo anche il privato accreditato”. Anche per Igor Taruffi (Emilia-Romagna Coraggiosa) nelle aree periferiche, e in particolare in quelle montane (dove l’età media è più elevata), c’è maggiore carenza di servizi. È quindi più che mai necessario, ha ribadito, “un focus sui servizi offerti per questo tipo di patologie, in particolare nelle aree più svantaggiate”. La presidente Soncini, in conclusione alla seduta, ha ribadito la necessità di rafforzare gli interventi domiciliari, sostenendo quindi i territori. Ha anche riferito dell’importanza di informare la cittadinanza sulle opportunità già esistenti, coinvolgendo le associazioni. La programmazione regionale e nazionale sul tema demenze prevede l’attivazione di interventi e misure di politica sanitaria e sociosanitaria (comprese le strategie di prevenzione), la creazione di una rete (con una gestione integrata), l’implementazione di strategie e interventi per l’appropriatezza delle cure (con particolare attenzione alla formazione degli operatori) e l’aumento della consapevolezza e della riduzione dello stigma per un miglioramento della qualità della vita (con il sostegno alla rete delle associazioni e ai caregiver, incentivando poi le attività a bassa soglia, come caffè Alzheimer e centri di incontro).