Sanità e welfare

Sanità Bologna, Bignami (Fi): No a fusione chirurgie Sant’Orsola e Maggiore

“Operazione che finirebbe per interferire con la qualità dell’assistenza della cardiologia” del policlinico universitario

Galeazzo Bignami (Fi)

Valorizzare e preservare la peculiarità del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi quale centro di eccellenza nei campi della cardiologia e cardiochirurgia evitando la fusione con il reparto cardiologico dell’Ospedale Maggiore. Galeazzo Bignami di Forza Italia presenta un’interrogazione diretta alla Giunta dove riporta la proposta – avanzata dal sindaco di Bologna alcuni mesi fa – di accorpare le cardiologie dei due ospedali: “Operazione che finirebbe per interferire con i percorsi assistenziali e la qualità dell’assistenza della cardiologia del Sant’Orsola”.

Il consigliere spiega che per quanto riguarda “le procedure interventistiche mediante catetere come quelle sulla valvola aortica (Tavi) o per correggere l’insufficienza mitralica (MitraClip), nonché per i percorsi per il trapianto cardiaco e l’attività didattica e di ricerca nel contesto universitario” il Sant’Orsola detiene esperienza e competenze che il Maggiore non può vantare. Inoltre, continua Bignami, l’intenzione di inserire in tali procedure medici del Maggiore “potrebbe comportare la rottura dell’affiatamento e dell’equilibrio dell’equipe già formata e consolidata negli anni, la quale ha fino ad oggi ottenuto ottimi risultati in termini di bassa mortalità e ridotte complicanze, risultando tra le migliori al mondo”.

Inoltre sarebbe necessario aumentare il numero delle Tavi settimanali – visto che ad oggi la lista d’attesa “è costituita da un numero di persone pressoché pari alle procedure eseguite dall’inizio dell’anno” – ma ciò non è possibile a causa della presenza di una sola sala adibita a tali procedure utilizzata periodicamente anche da specialisti dell’Ospedale Maggiore.

Il consigliere sollecita quindi la Giunta ad attivarsi affinché il Policlinico Sant’Orsola Malpighi continui ad essere un punto di riferimento nel campo della cardiochirurgia, valorizzando il lavoro dei medici della Scuola di Specializzazione in Cardiologia e Cardiochirurgia – evitando l’inserimento di medici esterni – e considerando inoltre la carenza di personale (Emodinamisti strutturati) e di luoghi adibiti al lavoro.

(Riccardo Querciagrossa)

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