I dati epidemiologici regionali relativi alla leishmaniosi umana, “una parassitosi” che “si trasmette attraverso la puntura di alcuni ditteri ematofagi infetti”, la cui incubazione potrebbe durare “mesi e talvolta anni”, “dopo un picco nel 2010, dove si sono registrati ben 12 casi della forma viscerale della parassitosi”, si sarebbero stabilizzati, attestandosi “sotto i 5 casi per anno per ciascuna delle due forme”: quella cutanea, che generalmente guarisce anche senza terapie, e quella viscerale che, se non curata, può portare al decesso.
Lo segnala il consigliere Daniele Marchetti (Ln) in un’interrogazione rivolta alla Giunta regionale, dove denuncia che nella frazione Castello di Serravalle del comune di Valsamoggia (Bologna) si sarebbero registrati due decessi nel giro di due anni.
Marchetti ricorda anche che la Regione e le Ausl organizzano campagne informative su questa patologia per sensibilizzare le persone e i proprietari di cani, “la leishmaniosi colpisce prevalentemente i cani”, ad adottare adeguate misure di prevenzione.
Il consigliere considera infatti che due decessi causati da leishmaniosi viscerale umana, a distanza di un anno, nel medesimo territorio, dovrebbero destare particolare preoccupazione, a fronte dell’esiguo numero di casi nel territorio regionale.
Di qui, la richiesta di conoscere quali verifiche siano state attivate nel territorio comunale interessato, quali iniziative di prevenzione siano state realizzate da Regione e Ausl di Bologna e se si ritenga opportuno promuovere ulteriori azioni per evitare il ripetersi di altri drammatici epiloghi.
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it/attivita-legislativa)
(ac)