Sanità e welfare

SANITÀ BOLOGNA. SEL: RIVEDERE CHIUSURA CENTRO NASCITE DI PORRETTA, VENTURI: CONDIZIONI INSUSSISTENTI

La richiesta durante il question time arriva dopo i casi di parto in ambulanza lungo il tragitto per raggiungere l’ospedale Maggiore. Per l’assessore il numero dei parti troppo basso e le nascite in calo generale non consentono di tornare sulla decisione

Dopo gli ultimi casi verificatisi nei giorni scorsi nell’appennino bolognese dove due donne hanno partorito, assistite in ambulanza, lungo il tragitto prima di poter raggiungere il più vicino centro nascita all’ospedale Maggiore di Bologna, i consiglieri di Sel, Igor Taruffi e Yuri Torri  hanno chiesto chiarimenti alla Giunta regionale con un question time. Quella della chiusura del centro nascite di Porretta Terme dal 2014 – ha detto Taruffi in aula – è stata una scelta allora motivata con ragioni di sicurezza per garantire certi standard dei servizi, tuttavia la realtà dei numerosi casi avvenuti lungo il percorso di quei 60 km e oltre che separano i territori montani da Bologna richiede una diversa valutazione in previsione di future scelte.

L’assessore alle politiche per la salute, Sergio Venturi, ha chiarito in premessa che i parti precipitosi verificatasi nell’ultimo anno nel bolognese sono stati 10 di questi 4 in area montana e 6 in area cittadina di Bologna e Bentivoglio. Questo tipo parto  – ha detto – “avviene a prescindere dalla località”.  Per quanto riguarda il Centro nascite di Porretta, Venturi ha ricordato le condizioni che portarono alla chiusura. Nell’anno precedente i parti erano stati in tutto 113, al disotto dei 500 all’anno previsti dalla normativa nazionale “in particolari situazioni e solo sulla base di motivate ragioni”. Sempre nello stesso anno, il 2013, – ha chiarito – “la quota di donne residenti nel Distretto di Porretta Terme che aveva deciso di partorire nell’ospedale di Porretta Terme è stata pari al 21%, a fronte del 57% che ha scelto l’ospedale Maggiore o del 17% che si è rivolto all’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Bologna. Un andamento  – ha detto – che conferma quanto avveniva già negli anni precedenti”.   Considerando che il dato generale sulle nascite in Regione registra “una progressiva e costante contrazione” (dal 2009 al 2015 i nati, residenti o meno, nei Punti nascita sono passati da 42.426 a 35.886 e, in particolare, nel primo semestre di quest’anno sono già nati in Regione circa 1.400 bambini in meno rispetto al primo semestre 2015), Venturi ha concluso che “in tale ottica, non si ritiene che siano intervenuti elementi per mettere in discussione la chiusura del Punto nascita di Porretta Terme. L’esistenza di un Punto nascita di così piccole dimensioni – ha ribadito –  finirebbe col deporre per una marcata inappropriatezza nella erogazione delle cure per il bambino e la madre”.

“Non ci possiamo dichiarare soddisfatti” – ha replicato Taruffi – pensiamo che nella riorganizzazione della rete ospedaliera ci dovrà essere spazio per una valutazione su quello che è successo e sulla tenuta di alcuni servizi. Conosciamo – ha ribadito – i limiti imposti da legge nazionale, ma qualcosa è cambiato e sta a noi valutare le possibilità che si sono aperte. Rimane il fatto che per come è stata gestita, la chiusura del punto nascita ha prodotto una ferita che deve essere ancora chiusa. Ogni volta che succede un caso come quelli che abbiamo citato aumenta la preoccupazione delle popolazioni e la percezione di insicurezza. Ritengo – ha concluso – che sia nostro compito trovare tutti modi per valutare la conseguenza di questa scelta. Riteniamo che per il territorio della montagna si debba avere occhio per una valutazione differente perché condizioni di vita sono diverse, pena lo spopolamento”.

(is)

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