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Sanità. Castaldini (Fi): “fare definitivamente chiarezza sulle terapie ormonali per la disforia di genere”

Per la consigliera bolognese, dopo la Delibera di Giunta regionale approvata lo scorso 28 settembre e dopo la pubblicazione della Determina dell’Agenzia italiana del farmaco, è assolutamente necessaria un’accurata azione di confronto e studio da svolgersi nella competente Commissione assembleare

Quello della disforia di genere è un tema molto delicato, che deve essere affrontato su basi tecniche e scientifiche, senza preconcetti”. Con questa premessa la consigliera di Forza Italia Valentina Castaldini introduce il proprio question time inerente all’erogazione di terapie ormonali a minori che vogliono intraprendere, insieme ai propri genitori, il percorso di transizione dal sesso di nascita a quello di destinazione sul territorio della Regione Emilia-Romagna. Per la consigliera bolognese l’approvazione in sé della Delibera regionale non rappresenta adeguatamente “i termini di una situazione che invece vengono chiariti un po’ meglio nella determina dell’Agenzia italiana del farmaco pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il giorno seguente”. Castaldini spiega poi come, in tale testo, viene richiamato in maniera specifica l’iter che affronta un minore quando, insieme ai propri genitori, decide di entrare in questo percorso per capire quale sia il suo genere. Tutto, infatti, ruota intorno alla diagnosi della disforia di genere. “In tutti i testi scientifici che ho consultato -continua Castaldini- per arrivare alla diagnosi di disforia di genere dovrebbe occorrere almeno una di sei condizioni talmente tanto generiche che riguardano vestiti, giocattoli o giochi di ruolo dove si desidera impersonare il sesso opposto che sono assolutamente comuni nei bambini. Secondo questa griglia, mia figlia rientrerebbe in almeno quattro di queste categorie. Ma questo non è l’inizio di un gioco, bensì la partenza per una puntura di ormoni effettuata da una equipe non meglio definita e che, nel caso di una ragazzina, porterebbe a bloccare il ciclo mestruale per decidere il percorso che un bambino dovrebbe iniziare a fare”. L’Assessore alle politiche per la salute Raffaele Donini, in sede di risposta, ha ricordato come, per arrivare alla diagnosi di disforia di genere, sia cruciale l’aspetto temporale e persistente di determinati comportamenti. Attualmente il Servizio sanitario nazionale, specifica Donini, “offre innanzitutto un servizio di accompagnamento psicologico e poi un’assistenza medica fino all’eventuale intervento chirurgico per cambio di sesso e alla terapia ormonale per modificare i caratteri sessuali secondari. Oggi quella terapia ormonale così necessaria, sia durante il periodo di transizione sia successivamente al raggiungimento delle caratteristiche fenotipiche desiderate, viene rimborsata solo ad avvenuto cambiamento chirurgico e non copre le persone che decidono di effettuare il solo cambio anagrafico senza arrivare all’operazione. La Delibera della Regione intende quindi garantire la terapia ormonale, sia in fase di transizione che successivamente, anche se non si arriva all’intervento chirurgico”. Donini, specifica infine che “questa Delibera riguarda i soli residenti in Regione, interessa circa 100 persone ogni anno ma non riguarda i minori”. Valentina Castaldini, in fase di replica, si dichiara “rincuorata dalle parole dall’Assessore, ma quello che è scritto in Gazzetta Ufficiale e in Delibera di Giunta non mi rassicura assolutamente. Se infatti ascoltiamo gli endocrinologi di riferimento, ci raccontano chiaramente come, per affrontare un percorso di questo tipo, bisogna iniziare dalla minore età. A tal proposito, per fugare ogni ambiguità, chiedo che questa Delibera venga discussa quanto prima nella competente Commissione assembleare, ma soprattutto cerchiamo di capire in maniera approfondita la questione attraverso la testimonianza di esperti italiani ed esteri”. “

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