Sono stati i primi luoghi devastati dalla pandemia, focolaio ideale di un virus aggressivo sopratutto verso i più deboli e gli anziani. Oggi le Rsa e le Cra tornano a essere tema di discussione, per il rimanifestarsi del Covid-19 in una seconda ondata, nell’interrogazione presentata dal consigliere Emiliano Occhi e recante diverse firme della Lega: Pompignoli, Pelloni, Facci, Bargi, Bergamini, Marchetti, Stragliati, Liverani, Delmonte, Catellani, Montevecchi e Rancan. Le strutture per anziani sono state tra le prime e più colpite dalla pandemia, ed è stato necessario mettere delle restrizioni agli ingressi dei visitatori ed effettuare un monitoraggio costante degli ospiti presenti, effettuando un tampone ogni 30 o 45 giorni”. Ma non tutte le strutture hanno la possibilità di garantire l’isolamento dei pazienti positivi: a quel punto, secondo le disposizioni, la palla passa alle aziende sanitarie provinciali che mettono a disposizione un’ulteriore struttura dove far convergere i positivi, che non possono restare insieme agli altri ospiti. Il consigliere però sottolinea un problema: quanto può reggere questo sistema, sottoposto a un flusso di pazienti non indifferente? “Questa dinamica non riguardo solo le strutture pubbliche, ma anche le private accreditate e le private autorizzate . Questo comporta dei costi, dal sostegno infermieristico notturno allo smaltimento dei rifiuti alimentari etc.”. “Le provincie sono attrezzate con strutture di degenza alternative?”, una domanda a cui se ne sommano altre più specifiche “I pazienti con disabilità cognitive possono tornare nella Rsa dove erano ospitati, se risultano negativi? E chi si farà carico di questi costi aggiuntivi, la famiglia o il sistema sanitario nazionale?”. La proposta dei firmatari dell’interrogazione è prevedere un sostegno economico alle Rse e Cra, pubbliche e private, per “spalleggiarle” contro il Covid nella gestione degli ospiti che risultano positivi. Risponde l’assessore alla sanità Raffaele Donini che, in attuazione delle indicazioni regionali e nazionali, spiega che “ogni Ausl si è dotata di un sistema di vigilanza capillare, per essere in grado di tracciare tempestivamente i casi positivi nelle Rsa. Questa è la differenza tra la prima ondata e la seconda: in tutte le regioni, e ovviamente anche nella nostra, c’è una maggiore rapidità di azione”. Per aiutare le strutture che non hanno caratteristiche idonee per affrontare i nuovi ingressi “nelle Ausl sono analizzate le dinamiche di contagio per poter trasferire in modo sicuro l’ospite risultato positivo. Sono stati inoltre, aggiunge, “previsti sostegni economici e remunerazioni specifiche degli operatori sanitari, per non far gravare i costi sulle spalle di pazienti e famiglie”. Il tutto a carico della Regione. Supporto economico che si somma alla fornitura tramite le Ausl di dispositivi di protezione – mascherine, igienizzante e così via – e a una quota del fondo sanitario regionale già impegnata per supportare la rete dei servizi ad anziani e disabili. “A ottobre inoltre – chiosa – è stato stabilito di devolvere parte del fondo regionale per la non autosufficienza in modo da non far pesare i costi sulle famiglie, le Ausl stanno già provvedendo a individuare i gestori dedicati”. Non del tutto soddisfatto il consigliere, che incalza: “Ancora non c’è stato detto in che provincie queste strutture aggiuntive saranno organizzate e come saranno remunerate. Inoltre, un’altra tema non ha trovato risposta: cosa accade a chi, negativo, potrebbe rientrare nelle Cra? Il degente perde il posto in struttura? E, ”