Predisporre un monitoraggio sulle IVG ripetute, aggiornando la relazione annuale anche con una tabella maggiormente esplicativa volta a indicare la frequenza dell’abortività volontaria (ricorso a IVG due, tre, quattro o più volte ad esempio), anche al fine di individuarne le cause ed affrontare al meglio la problematica. Avviare una campagna informativa, con particolare attenzione alle donne che hanno già fatto ricorso a un’interruzione volontaria di gravidanza, promuovendo l’utilizzo di metodi contraccettivi efficaci. Offrire o, se già esistente, potenziare un adeguato servizio di counseling contraccettivo pre e post IVG, per aiutare le donne, in particolare quelle che hanno già fatto ricorso più volte a una IVG, a prendere decisioni maggiormente consapevoli per il futuro.
A chiederlo è Fratelli d’Italia in una risoluzione Marta Evangelisti (primo firmatario) e Fausto Gianella che ricorda come “dalla relazione regionale pubblicata nell’ottobre 2024 sulle interruzioni volontarie di gravidanza, si evince che il numero di IVG effettuate in regione nel 2023 è pari a 5.856, di cui 5.190 relative a donne residenti in Emilia-Romagna e 478 casi relativi a donne residenti in altre regioni e, a livello regionale, tra le residenti, il 36,7% degli interventi riguarda cittadine di origine straniera”.
Evangelisti sottolinea che “a pagina 28 della relazione figura la tabella sulle interruzioni volontarie di gravidanza ripetute che, nel 2023, in Emilia-Romagna, hanno rappresentato il 26,8% del totale (negli anni precedenti si erano registrati picchi di oltre il 30%). Il dato nazionale più recente è invece quello del 2021 che indica nel 24,1% la percentuale delle interruzioni volontarie di gravidanza ripetute sul totale: le IVG ripetute risultano più frequenti tra le donne straniere (35% verso il 22% relativo alle donne italiane). Tale dato deve indurre a un’ulteriore riflessione sul ricorso alla pratica abortiva che non può e non deve, per evidenti motivi, diventare assimilabile a un metodo di contraccezione, anche alla luce dell’introduzione dell’aborto farmacologico e della possibilità di praticarlo a domicilio e, già nel 2016, l’AOGOI (associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani) rilevava come l’aborto ripetuto fosse un fenomeno importante all’interno dell’abortività volontaria e che le cause andavano ricercate in una condizione di maggiore fragilità ma anche nello status economico e sociale, nella scolarità solitamente più bassa, nella mancanza di supporto a livello familiare, nella mancata o scarsa conoscenza dei metodi anticoncezionali”.
(Luca Molinari)



