“Quale giudizio dà la Regione rispetto all’intervista resa dal consigliere del Comune di Bologna Mattia Santori, con delega al Turismo ed alle politiche giovanili, che nello scorso luglio ha dichiarato di essere consumatore e coltivatore di cannabis?”.
E’ la domanda principale che il consigliere Michele Facci (Lega) rivolge alla giunta regionale in un atto ispettivo trattato all’inizio dei lavori pomeridiani dell’Assemblea legislativa e sottoscritto anche dai colleghi di gruppo Liverani, Rancan, Stragliati e Montevecchi.
Facci ricorda in particolare come all’inizio dell’estate Santori “abbia dichiarato alla stampa di coltivare cannabis in casa propria, e di esserne assuntore dall’età di 18 anni, e, per questo, poiché l’autocoltivazione è equiparata allo spaccio, di rischiare fino a 6 anni di carcere, invitando le forze politiche di opposizione a denunciarlo”.
Il leghista sottolinea poi come il programma regionale dipendenze patologiche definisca la cannabis come “la sostanza psicoattiva illegale maggiormente sperimentata dalla popolazione 15-65enne”, e che, più in generale, “fra i giovani studenti vi sia una ampia diffusione di sostanze psicotrope” e come soprattutto le generazioni più giovani “considerino tali sostanze come beni di consumo non percependo i rischi legati agli stili di consumo”.
Richiamando quindi i numerosi atti emanati dalla Regione sulla prevenzione e contrasto del consumo/abuso di sostanze stupefacenti e psicotrope, l’esponente del Carroccio chiede all’esecutivo regionale “se ritenga le predette dichiarazioni in linea con gli obiettivi perseguiti dalla Regione Emilia-Romagna di contrasto e prevenzione al consumo di droghe, specie nelle giovani generazioni”.
A corredo dei quesiti principali, Facci chiede anche “se siano da considerarsi ancora valide le raccomandazioni formulate dalla Regione agli enti locali per interventi orientati alla sicurezza, al rispetto delle norme e delle regole” e se Viale Aldo Moro abbia mai verificato se le amministrazioni comunali, nel rilascio delle autorizzazioni di pubblico spettacolo, abbiano tenuto conto delle norme di sicurezza igienico-sanitarie in merito all’uso/abuso di sostanze che gli organizzatori degli eventi sono tenuti a garantire.
Alle numerose domande formulate, infine, si aggiunge anche la sollecitazione finale ad “aggiornare il programma regionale sulle dipendenze patologiche (fermo al triennio 2017-19), approfondendo il concetto della nocività dell’uso delle droghe, anche quelle erroneamente definite ‘leggere’, e promuovendo maggiormente la cultura della legalità, specie tra gli amministratori pubblici e comunque all’interno delle pubbliche Istituzioni”.
L’Assessore alle politiche per la salute Raffaele Donini, in fase di replica, ha dichiarato “di non voler entrare nella polemica politica” ma parimenti ha sottolineato come “la Regione sia impegnata in tutti gli ambiti per contrastare in ogni sua forma il fenomeno delle dipendenze” e ha ricordato i 43 servizi che, a vario titolo, combattono tutte le forme di dipendenze andando anche a coinvolgere anche il privato accreditato e le organizzazioni di volontariato.
Facci si è dichiarato “assolutamente insoddisfatto per le risposte ottenute”. Per il leghista “chiedere se i comportamenti di Santori siano in linea con le politiche regionali non comporta una risposta che possa alimentare una polemica politica”. Il leghista si è dichiarato insoddisfatto anche “per la totale mancanza di risposte sugli altri quesiti contenuti nell’atto ispettivo e questo comportamento mi porterà a riproporre in futuro l’interpellanza in maniera del tutto inalterata rispetto a oggi”.
(Luca Boccaletti)