“Il pubblico non arretri dal suo ruolo. Quello degli antibiotici utilizzati negli allevamenti intensivi è un tema su cui l’attenzione non può calare”. Lo ha affermato in Aula Giulia Gibertoni rispondendo all’assessore regionale alla Sanità, Sergio Venturi, interpellato sull’argomento dalla stessa consigliera del Movimento 5 stelle.
La pentastellata chiedeva, nell’interpellanza discussa oggi, di dissipare i dubbi sui controlli negli allevamenti intensivi in modo da evitare che gli antibiotici fossero utilizzati come strumento ‘complementare’ per il raggiungimento di standard produttivi ottimali. “L’antibiotico-resistenza- ha specificato Gibertoni- ovvero la resistenza dei batteri ai trattamenti antibiotici, è un problema crescente nella società odierna. La possibile presenza e il possibile accumulo di residui di antibiotici negli alimenti di origine animale costituisce un costante pericolo per i consumatori e richiede sistemi organizzati di sorveglianza ufficiale. Ci sono studi che prevedono, nel 2050, più di 10 milioni di morti per antibiotico-resistenza”.
Richieste a cui l’assessore Venturi ha risposto illustrando i dati dei campionamenti effettuati: “L’Emilia-Romagna, su un numero minimo di 5.274 campioni da analizzare richiesto dalle norme comunitarie, ne ha effettuati 9.720, cioè il 184,30%. Questo a testimonianza dell’attenzione che la Regione riserva a questo settore. Dal 2006, abbiamo concordato con l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna un campionamento aggiuntivo, basato su una valutazione del rischio effettuata a livello locale, finalizzato alla ricerca di sostanze vietate, residui di farmaci e contaminanti ambientali nelle produzioni animali, miele compreso”. E, ha aggiunto: “La crescente richiesta da parte dei consumatori di alimenti ottenuti da animali allevati in migliori condizioni e con minore o mancato utilizzo di farmaci, ha favorito il proliferare di aziende ‘antibiotic free’ o con ‘ridotto utilizzo di antibiotici’. Attualmente è in atto da parte del ministero della Salute la validazione di procedure di certificazione volontaria degli allevamenti effettuata da altri soggetti competenti. Non c’è dubbio che ci si dovrà concentrare su coloro che autocertificano l’assenza di antibiotici”.
(Andrea Perini)