Sanità e welfare

In commissione Sanità audizione di un’esperta di arte terapia: “Aiutiamo i pazienti negli ospedali ma siamo volontari”

La dottoressa Cinzia Lissi ha raccontato e analizzato diversi progetti. Il presidente Zoffoli: “Riconoscere il valore sociale e professionale di queste figure”

Paolo Zoffoli
Paolo Zoffoli (Pd)

Focus in commissione Politiche per la salute, presieduta da Paolo Zoffoli, sull’arte terapia e sulla sua complementarietà al personale e ai servizi sanitari. Nel corso dell’audizione è stata ascoltata la dottoressa Cinzia Lissi, arteterapista, che ha raccontato la sua esperienza e sottolineato l’importanza dei diversi progetti costruiti e potenziati negli anni.

Che cos’è l’arte terapia. L’arte terapia non è una professione sanitaria e, in questo senso, il termine “terapia” non è inteso strettamente in un’accezione sanitaria, bensì in riferimento alla nozione estensiva di salute, e cioè come benessere fisico, psichico e sociale. Fin dalle sue origini l’arte è sempre stata considerata un elemento di cura, per poi sfociare nel XIX secolo in ambito sanitario all’interno dei primi istituti psichiatrici. L’arte emozionale cerca infatti di facilitare la persona a parlare di sé e delle proprie emozioni. Inoltre consente agli utenti ricoverati di liberare il proprio vissuto, specialmente se questo presenta tratti o avvenimenti traumatici e traumatizzanti, attraverso un elaborato (poesia, disegno, fotografia, ecc…). Sei le fasi delle caratteristiche metodologiche dell’arte terapia emozionale in ambito ospedaliero: contatto, comunicazione e relazione; creazione di una relazione empatica; presentazione degli strumenti e inizio; lettura dell’opera/accompagnamento emozionale; restituzione; valutazione finale e riconoscimento delle proprie emozioni. L’arte terapia è impegnata come risorsa complementare e aggiuntiva in ambito sanitario.

I progetti e le strutture ospedaliere coinvolte. Dal 2005 è attivo il progetto “Arte in corsia” che si occupa di sensibilizzare e formare gli operatori sull’arte terapia, studiata e analizzata poi anche in ambito accademico dall’università di Bologna con due ricerche scientifiche, la prima nel 2008 e la seconda nel 2010. Nel 2013 il progetto è stato premiato dalla Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie ospedaliere) ed è stato inserito nel libro bianco della buona sanità, perché ritenuto un’esperienza valida da diffondere su scala nazionale. Nel 2015 è stato invece citato nella normazione Uni (Ente italiano di normazione). Il progetto coinvolge i reparti di pediatria, psichiatria, geriatria, geriatria a lunga degenza. Diverse le strutture sanitarie che lo applicano, come il Bufalini di Cesena, il Pierantoni di Forlì, il diurno Zignola di Forlì, al Santa Colomba di Savignano sul Rubicone, sempre nel forlivese, e fuori regione il diurno psichiatrico di Teramo. Attualmente sono in fase di convenzione anche altri centri a Perugia, Roma e Modena.

La parola ai consiglieri. Il presidente della Commissione ha chiesto alla dottoressa Lissi quali percorsi professionali possono garantire una formazione specifica in materia e a che titolo agiscono gli operatori, visto che l’associazione è intesa a livello di volontariato. “Servono in totale 1.600 ore di formazione, ovvero tre anni e mezzo, di cui 725 ore di lezione frontale e 300 di tirocinio- ha risposto Lissi- ma occorre dare una linea guida a questa professione, distinguendola da percorsi similari che spesso però non si rivelano adeguati. Io opero da 25 anni in questo settore e con le aziende sanitarie esistono convenzioni non onerose, per le quali l’associazione non ha una restituzione economica. Siamo prettamente volontari con un altro lavoro alle spalle e gli eventi che organizziamo per raccogliere fondi spesso non bastano per coprire le spese di assicurazione, materiale e viaggio”. Lia Montalti, del Partito democratico, ha elogiato l’importanza dell’arte terapia e chiesto un approfondimento sulle competenze dell’arteterapista. Questa la risposta di Lissi: “Il nostro lavoro si focalizza sulla relazione con l’altro e sull’ascolto empatico, offrendo agli utenti una tecnica artistica che aiuta a liberarli di un aspetto emozionale del loro vissuto”. “Dobbiamo riconoscere il valore sociale e professionale di queste figure per la nostra sanità, sperimentando conoscenze che nel tempo diventino reali opportunità per tutti noi”, ha chiuso il presidente Zoffoli.

(Nicoletta Pettinari)

Sanità e welfare