Sanità e welfare

Lisei (Fdi): “Mai completamente applicata la legge sulle cremazioni del 2001”

Il consigliere sottolinea soprattutto i ritardi nelle norme sulla conservazione di “campioni” di tessuti e liquidi dei defunti, anche in relazione a eventuali inchieste in merito al Coronavirus

Perché da 20 anni la Regione non applica la legge sulla cremazione? Cosa intende fare la Regione per recuperare il tempo perduto?

A chiederlo, in un’interrogazione, è Marco Lisei (Fdi) che ricorda come, “stando ad alcune segnalazioni, la Regione Emilia-Romagna non avrebbe ancora emanato le direttive per l’applicazione della Legge su cremazioni e dispersione delle ceneri”.

Il capogruppo ricorda, in particolare, come la legge preveda “un obbligo per il medico necroscopo di raccogliere dal cadavere, e conservare per un periodo minimo di dieci anni, campioni di liquidi biologici e annessi cutanei, a prescindere dalla pratica funeraria prescelta, per eventuali indagini per causa di giustizia” e sottolinea come “le esequie funebri per le vittime di Covid sono state sottoposte a misure precauzionali e restrittive di tipo sanitario; pertanto, anche se non vi è mai stata l’introduzione di direttive e circolari da parte delle autorità competenti che dispongono l’obbligo di cremare i deceduti per Covid, la maggioranza delle famiglie si è ritrovata in una situazione tale da essere quasi costretta ad optare per la procedura della cremazione della salma”.

Il consigliere ricorda come il conservare “campioni” del defunto “è particolarmente importante nel caso in una Procura decida di approfondire le cause del decesso di una persona anche in seguito alla cremazione della salma: recentemente alcune Procure (come ad esempio Cagliari, Milano, Cremona e Torino), hanno avviato indagini richiedendo alle autorità sanitarie le cartelle cliniche dei pazienti deceduti per complicazioni causate dal virus Sars-CoV-2,  al fine di fare luce su decessi per sospetto Covid avvenuti nel periodo di piena emergenza sanitaria, cercando di approfondire le effettive cause di decesso, la tipologia di procedure assistenziali e la condotta di coloro che hanno responsabilità dirigenziali in ambito sanitario in merito alla gestione del rischio contagio”.

Lisei sottolinea come “nella maggioranza delle morti per sospetto Covid-19 non vi sarebbe stata l’attuazione sulla salma di un esame autoptico volto ad approfondire le cause del decesso, pertanto, siccome sovente si è optato per la procedura funeraria della cremazione, risulta, secondo il sottoscritto, di notevole importanza l’applicazione dell’articolo della legge in materia di conservazione i campioni al fine di fornire e salvaguardare per  le autorità inquirenti elementi biologici che possano essere utili nel caso in cui vi siano indagini volte ad approfondire le cause dei decessi da Sars-CoV-2. Siccome, però, la nostra Regione non avrebbe posto in essere le direttive per l’applicazione della Legge sulle cremazione, tale situazione potrebbe esporre le strutture sanitarie ospedaliere, nel caso in cui vengano avviate indagini per approfondire le cause di decesso da Sars-CoV-2 e le relative procedure di assistenza, a una mancanza e carenza di documentazione di fondamentale importanza per accertare i decessi in questione e approfondirne le relative cause”.

Da qui l’atto ispettivo per sapere dalla Giunta “se ed entro quali termini intenda porre in essere le direttive per l’applicazione della Legge 130/2001, alla luce di quanto esposto”. Lisei, inoltre, chiede risposta ai seguenti quesiti: “Per quali motivi, per ben venti anni, non sono state poste in essere iniziative amministrative volte all’applicazione della Legge sulla cremazione del 2001? Se e per quali motivi, all’inizio della criticità sanitaria causata dalla pandemia da Sars-CoV-2, non sono state poste in essere iniziative volte alla applicazione della Legge stessa?”.

(Luca Molinari)

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