Sanità e welfare

Ok in commissione a Piano per programmazione politiche europee di sviluppo

Sanità e inclusione sociale, con attenzione al territorio e alla digitalizzazione, al centro degli interventi della maggioranza. L’opposizione è critica e pone l’attenzione alla montagna, alla disabilità e agli anziani

Il piano per la sanità regionale del futuro, la sua integrazione con le politiche sociali e la riforma di processi strutturali a lungo termine, varato dalla Giunta, ha ottenuto il parere favorevole dalla commissione Salute, presieduta da Ottavia Soncini. Il Documento Strategico regionale per la Programmazione unitaria delle politiche europee di sviluppo (DSR 2021-2027) ha ottenuto il parere favorevole di Partito democratico, Lista Bonaccini, Emilia-Romagna Coraggiosa mentre Lega e Rete Civica hanno votato in modo contrario. Astenuta Forza Italia, non hanno partecipato al voto Fratelli d’Italia, Europa Verde, Movimento 5 stelle e Gruppo Misto. Il documento andrà in Assemblea per l’approvazione alla fine del mese.

Dopo essere stato discusso nelle commissioni Territorio e Politiche economiche, il Dsr è approdato in commissione Salute. Prima del dibattito e dell’intervento del sottosegretario Davide Baruffi, hanno esposto le loro osservazioni il relatore di maggioranza Marco Fabbri (Partito democratico) e quelli di minoranza, Massimiliano Pompignoli (Lega) e Valentina Castaldini (Forza Italia).

Marco Fabbri ha sottolineato subito i due filoni principali che la Giunta ha affrontato in modo parallelo al Pnrr. “Uno riguarda- ha affermato il consigliere Dem- la programmazione europea 2021-2027 e gli strumenti straordinari varati dalla Ue. La sanità è tra i sei ambiti fondamentali e vedrà risorse per 20 miliardi. Il Dsr è ancorato al Pnrr e agganciato agli obiettivi del Patto per il lavoro e il clima. Un altro obiettivo delinea la costruzione di una regione dei diritti e dei doveri con al centro la sanità e i servizi socio sanitari integrati, una rete di welfare per le persone fragili, le famiglie, le persone e per chi è a rischio di esclusione”. Nel Pnrr, alla missione 5 – equità e inclusione sociale – sono destinati 10,5 miliardi di euro e alla missione 6, la sanità, in Regione arriveranno 19,7 miliardi, cioè il 9% delle risorse totali”.

Fra gli obiettivi “forti” c’è la digitalizzazione dell’assistenza medica ai cittadini, promuovendo il fascicolo sanitario elettronico, la telemedicina e altre tecnologie digitali per scenari nuovi nella prevenzione. Ma anche per le cure a domicilio, le cronicità e le differenze in regione fra le aree urbane e quelle rurali o montane. Secondo Fabbri “il piano propone investimenti importanti nelle infrastrutture: la Regione ha già creato ospedali di comunità, case della salute e l’assistenza domiciliare. All’Emilia-Romagna sono stati destinati 250 milioni di fondi Por-Fesr europei straordinari per l’emergenza Covid. Finita l’emergenza, quei soldi potranno tornare per l’inclusione e l’aiuto alle marginalità. Nel Dsr, c’è anche un upgrade del sistema regionale, con la riorganizzazione e il potenziamento del servizio sanitario”.

Massimiliano Pompignoli ha esordito dicendo: “Mi sarei aspettato di più nel Dsr in materia di sanità, dato che le competenze cubano l’80% risorse generate per il sistema sanitario. Ma nel documento ci sono solo 4 o 5 pagine”. Nella missione 6 (sanità) si prevede: modernizzazione (prossimità e telemedicina) innovazione e ricerca. “Da tempo- continua il consigliere- sono stati depotenziati i presidi sanitari più lontani, finalmente ora si investe sul territorio. Se si vuole mantenere la popolazione nei territori svantaggiati dobbiamo dare servizi con assistenza di prossimità e la telemedicina deve essere un ausilio, non un sostituto”. Nella missione 5 (diritti e valori, promozione della parità di genere, minori e migrazione) “si parla finalmente di migrazione regolare e rimpatri. L’Emilia-Romagna ha detto poco su questo tema, finora, e dovremo sviluppare osservazioni più approfondite”.

Valentina Castaldini ha detto che “non c’è stato un approfondimento sul tema centrale del documento regionale, la sanità.  Aspettavamo di capire quale bilanciamento la Regione immaginava rispetto al Pnrr, che contiene la maggior parte dei fondi”. Il governo ha stanziato 11 miliardi per le infrastrutture sociali. A questi si affiancano due riforme a cui la Regione deve guardare: “la legge quadro per la disabilità e l’assistenza agli anziani non autosufficienti. Un altro punto riguarda le vulnerabilità, il sostegno ai genitori, la deistituzionalizzazione . I servizi sociali, oggi in crisi, vanno rafforzati”. Ma Castaldini insiste sulle Rsa: nel documento Draghi, dovranno diventare luoghi a misura di anziano con servizi e appartamenti autonomi. “L’Emilia-Romagna deve immaginare una strategia per farli diventare luoghi di eccellenza. Per ora ci sono solo piccoli esempi sparsi. Bisogna portare la bellezza in quei luoghi per dare una cura a 360 gradi”. Infine, va ripensata l’assistenza domiciliare per le disabilità e ci dobbiamo occupare dei giovani e del “dopo di noi”.

Nel dibattito, Daniele Marchetti (Lega) ha ricordato che “c’è poco per la sanità nel documento. L’allarme suona quando la maggioranza evidenzia, ad esempio, l’assistenza di prossimità con esperienze esistenti in regione: ma se sono quelle viste negli ultimi 6 anni, c’è da mettersi le mani nei capelli (su tutti il taglio dei posti letto). L’augurio è che ci sia una svolta per l’assistenza di prossimità”. Il programma Ue per la sanità prevede sostegno all’assistenza, promozione della salute e prevenzione. “Il Fondo sociale europeo Plus va sviluppato: il nuovo regolamento prevede il 25% all’inclusione sociale e il 5% alla povertà infantile. La sfida è integrare il fondo sociale regionale con quello Plus per liberare soldi da destinare al mondo economico e favorire l’occupazione”.

Francesca Maletti (Pd) sulla missione 5 dell’inclusione sociale ha ribadito che “nel Patto per il lavoro e il clima, il lavoro è il primo strumento di inclusione per tutti. Poi c’è la casa: in 18 mesi siamo arretrati di 10 anni rispetto all’aspettativa di vita. Ci sono persone che hanno rallentato le cure, occorre valutare e implementare le risorse per i nuovi bisogni”. Maletti ha commentato che “l’edilizia residenziale popolare non basta, bisogna coinvolgere i patrimoni privati. La Regione non può dare risposte, serve il governo. Ricorda che l’ultimo piano piano casa fu quello di Fanfani”. La consigliera di è detta in disaccordo con Castaldini: “Il sistema socio sanitario emiliano romagnolo, rispetto ad altri, ha tenuto di più durante l’epidemia. L’assistenza agli anziani c’è, anche se va ripensata. E la sanità territoriale è stata penalizzata dai tagli degli scorsi governi”.

Manuela Rontini (Pd) ha criticato Pompignoli “che ha parlato di depotenziamento dei piccoli ospedali, ma non è vero. Ad esempio, l’ospedale di Faenza è stato rafforzato e migliorato con nuovi primari, un ambulanza h24, posti letto in chirurgia che diventano di terapia semi intensiva”.

Federico Amico (ER Coraggiosa) ha auspicato “una maggiore professionalizzazione degli operatori per la presa in carico. Le risorse vanno usate per qualificare il personale. E anche il terzo settore sia un punto cardine dell’integrazione dei servizi. Il benessere si ha non solo con la cura, ma con la presa in carico e l’attenzione”.

Al termine è intervenuto il sottosegretario Davide Baruffi. “Le critiche sulla scarsa destinazione di fondi alla sanità- ha scandito- derivano dai vincoli europei imposti alle regioni più sviluppate”. Il sottosegretario ha ricordato che un quarto delle case della salute “sono in Emilia-Romagna. Ed è stata una scelta giusta, perché i posti nelle Rsa sono raddoppiati negli ultimi dieci anni e sono nati anche centri diurni per anziani. E’ una scelta strategica, anche per la prossimità dei servizi e la presa in carico”. Baruffi ha evidenziato che “c’è anche interesse collettivo, se la sanità non protegge tutti non protegge neanche i più forti. Ci sono prestazioni pubbliche e private. Ma c’è una parte di prestazioni che se non le dà il pubblico non le dà nessuno e qui dovremo investire: servizi sanitari e socio assistenziali”. Il sottosegretario ha elencato gli altri settori su cui si interverrà: la crescita delle case della salute, i servizi nelle aree rurali e montane (“rifletteremo sui fondi Fsc”), lo sviluppo del digitale, la telemedicina e la ricerca, rinnovare la vecchia legge regionale sulla casa.

(Gianfranco Salvatori)

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