Sanità e welfare

Sanità Parma. Ospedale Vaio, Galli (Fi): criticità nel reparto di chirurgia

Il consigliere chiede alla Regione se sia a conoscenza dei problemi evidenziati nel reparto, che l’università parmense vuole trasformare in sede ulteriore di Chirurgia generale

L’ateneo di Parma ha presentato il progetto di trasformazione del reparto di Chirurgia dell’ospedale di Vaio, a Fidenza, in sede ulteriore della Chirurgia Generale dell’università, ma lo stesso reparto presenterebbe diverse criticità organizzative e strutturali. Da qui l’interrogazione del consigliere Andrea Galli (Forza Italia), che chiede alla Regione “se sia a conoscenza delle criticità in questione, evidenziate da una lettera firmata dall’Anaao Assomed e Anpo (Associazione Nazionale Primari Ospedalieri) e dall’Ascoti-Fials dell’azienda Usl di Parma”.

In questa lettera, scrive il consigliere nell’atto ispettivo, conseguenza di quanto emerso dall’incontro ‘L’Ospedale di Fidenza tra Territorio e Università’, le sigle richiederebbero chiarimenti in relazione alle diverse criticità evidenziate. “Nel reparto- analizza Galli- non sarebbe ancora stata effettuata la selezione per il direttore, diversamente da quanto accaduto per l’attuale responsabile di estrazione universitaria e per il direttore della Chirurgia dell’Ausl di Ferrara”. E “non sarebbero stati raggiunti dal direttore della scuola di Specialità dell’università di Parma gli obiettivi Agenas del 2017, che riguarderebbero il numero minimo di interventi per tumore gastrico del colon”.

Queste le altre criticità segnalate nell’interrogazione. “Nell’Unità operativa complessa di Chirurgia dell’ospedale di Vaio- prosegue il consigliere- vi sarebbe un superamento dell’occupazione dei posti letto pari al 116%, quindi sarebbero necessarie modifiche organizzative per la riduzione del rischio clinico”. Il reparto poi, “malgrado sia diretto dal direttore della scuola di Specialità dell’università di Parma, non avrebbe dal 2017 i requisiti minimi di accreditamento regionale per essere presente nella rete formativa per gli specializzandi”. Quanto a questi ultimi, “si sarebbero indicati gli specializzandi per ricoprire ruoli di guardia medica e di medico di pronta disponibilità; ma il loro utilizzo nell’attività assistenziale di sala, se non adeguatamente incrementata, andrebbe a ridurre il numero di interventi eseguiti dagli attuali professionisti e quindi le competenze e le capacità in ambito clinico. E la legge- prosegue il consigliere- prevede un coinvolgimento degli specializzandi in aggiunta e affiancamento di un medico strutturato, non in sua sostituzione, sia per le attività assistenziali che per quelle organizzative”. Perciò, “all’interno delle strutture chirurgiche- conclude Galli- si assisterebbe a una progressiva riduzione dell’attività assistenziale e ciò potrebbe comportare l’aumento del rischio di fuga dei professionisti più giovani”.

(Stefano Chiarelli)

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