Tempi di attesa troppo lunghi al Pronto Soccorso di Piacenza, la Regione intervenga per risolvere il problema.
A chiederlo, in un’interrogazione, è Giancarlo Tagliaferri (Fdi) che prende le mosse dalla disavventura di una donna che ha dovuto aspettare tempi molto lunghi.
Questa la cronistoria: “alle 17.00 entra in Pronto Soccorso per un allarmante pressione alta e con forte dolore addominale in conseguenza a un incidente stradale, fatto il triage – misurata pressione e ossigenazione, domande di rito, assegnato il codice verde e avvisata che l’attesa sarebbe stata lunga perché avanti c’erano tantissimi altri pazienti che, sempre con codice verde, erano comunque numerosi -. Rassegnata la signora si accomoda in attesa in area 1 e 2 nei cui ambulatori sono presenti dei medici ma in circa 2 ore (siamo alle 19,45) forse vengono trattati 1- 2 pazienti; non è stata visitata tanto fino alle 21.40 quando viene accompagnata nella sala d’attesa dell’area 3 dove le viene detto essere presenti due medici che di lì a breve si sarebbero occupati di lei. Il “di lì a breve” è arrivato alle 00:40 quando una dottoressa la fa accedere nell’ambulatorio area 3, sedere su un lettino, le “palpeggia” la schiena e le dice di accomodarsi nella sala d’attesa dell’AREA 5 per le lastre RX; nella sala d’attesa senza persone davanti alla signora né pazienti sotto i macchinari RX arrivano le ore 01:10 quando la tecnica radiologa la fa accomodare. Dopo le indicazioni di rito in nemmeno 10 minuti si conclude il lavoro e la paziente viene invitata ad uscire sentendosi dire di aver fatto ciò che era stato prescritto e di rimettersi in attesa per essere richiamata dalla dottoressa che le avrebbe letto il referto e poi dimessa; alle 2:05 viene richiamata nell’area 3, le viene spiegato tutto in merito alle terapie e provvedimenti a domicilio e alle 2:19 del giorno dopo l’entrata in Pronto Soccorso viene dimessa (poiché l’incidente è avvenuto sul tragitto casa lavoro le viene aperto infortuni INAIL e servono dati datore di lavoro, allora viene affidata ad un infermiere nella scrivania adiacente dove la signora, essendo insegnante, consegna il tesserino scolastico)”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dalla giunta “quali provvedimenti e indicazioni regionali intende assumere per evitare che eventi come quello segnalato abbiano a ripetersi e se sono state definite delle procedure o linee guida per garantire la continuità assistenziale”.